Improvvisamente mi trovo catapultata nei primi anni '90 / fine anni '80. Dove le trovo ora un paio di
Reebok Pump alte o Nike Air? Fortuna che ho mantenuto da parte lo storico giubbotto di jeans con la toppa dei Megadeth sulle spalle.
Sono passati almeno dieci anni ma agli
Hexen l'evoluzione del genere che suonano non deve essere particolarmente piaciuta. Loro fanno parte di quello zoccolo duro che si è fermato alla fase "storica".
La band viene da Los Angeles e questo è il secondo lavoro dopo “
State of Insurgency” di quattro anni fa. I punti di riferimento sono nomi come
Annihilator, i
Megadeth fino a "
Rust in Peace", direi anche alcune cose dei
Carcass di "
Heartwork": thrash speed tecnico, ricco di cambi di tempo, con le classiche parti "stop and go" e maratone di batteria per un pogo selvaggio. Sentite, per esempio, "
Grave New World" e “
Private Hell”.
“
Defcon Rising” vi riporterà indietro di quindici anni mentre “
Stream of Unconsciosness” e la suite “
Nocturne” sono i brani più progressive e tecnici dell'album.
Musica per patiti del genere, direi, ma la verità è che un patito del trash ha già la discografia completa dei nomi maggiori, più un quantitativo indefinito degli altri. Quindi perchè spendere soldi per aggiungere un'opera che, oltre a suonare datata, risulta anche fluttuare nel grigiore del medio, ovvero: non brilla per particolari spunti artistici e la cosa che più rimane impressa è la copertina di di
Kristian Wahlin (
Emperor,
King Diamond e molti altri).
Chissà se, magari in altri quattro anni, riusciranno a sviluppare uno stile più personale.
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