Gli inglesi Panic Cell sono tanto osannati, in patria, quanto mediocri. Oramai è abitudine in terra d'Albione incensare alla nausea i gruppuscoli che tirano fuori, soprattutto in ambito nu metal (come in questo caso), senza alcun ritegno. In verità la band in oggetto non è male, solamente che copia quanto di buono fatto in America dalle band omologhe. Questo disco è una sorta di tributo a band come i Pantera e i Machine Head più melodici, con una produzione ed un groove più orientati verso il lato più commerciale del nu metal, con taluni riff presi pari pari da "Statement" dei Nonpoint. Talvolta fanno tuttavia capolino degli assoli ed un certo mood che rimanda ai Black Label Society. Il disco in questione unisce potenza e melodia, anche se la scelta di esibirsi sulle medio-lunghe distanze penalizza, e non poco, l'impatto. In media le songs superano i 5 minuti, nei quali la band più che trovare il bandolo della matassa cerca di stupire, laddove c'è poco da stupire visto che ad esempio, una a caso, "Nothing" sembra uscita da "Supercharger" dei Machine Head, con il singer Luke che ricalca pedissequamente Robb Flynn. In definitiva un disco che può essere anche piacevole, ma che di certo non aggiunge nulla, anzi serve solo ad abbassare il tasso medio delle uscite del genere.
Fenomeni in patria, semplici gregari al di fuori dei patri confini. Potrebbe essere questo il titolo del loro prossimo disco.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?