Sarà che adoro il f
uneral doom metal, sarà che mi affascina il mare con i suoi insondabili misteri, fatto sta che
"The Giant", terzo lavoro dei tedeschi
Ahab, era uno dei dischi più attesi del 2012 da parte del sottoscritto.
Il
nautik doom metal, come amano definirlo i nostri, raggiunge la sua perfetta quadratura, si sublima in una interpretazione vibrante, sentita e fortissimamente emozionante.
"The Giant" è pura poesia musicale capace di scalfire profondamente e dolorosamente l'animo e il cuore di chiunque abbia il proprio spirito aperto ad accogliere il grido disperato dei musicisti tedeschi.
Un grido che si innalza monolitico, stentoreo e fiero sulle infinite distese di acqua che adornano il nostro bel pianeta.
In questa occasione
Daniel Droste e soci si sono ispirati a
Edgar Allan Poe ed al suo
"Storia di Arthur Gordon Pym" per dare vita ad un album che segna una precisa evoluzione rispetto al passato della band senza, tuttavia, stravolgerne la cifra espositiva.
I lunghi brani del disco, anche sopra gli undici minuti, mescolano
pesantissimo doom metal, insondabile, immobile, lentissimo, sul quale si erge il profondissimo growl di
Droste, con aperture melodiche di stampo epico che danno respiro alle composizioni, affascinando ed incantando ad ogni singolo passaggio in cui le vocals pulite, maestose, dello stesso
Droste e dell'ospite
Herbrand Larsen (
Enslaved) stupiscono per la fortissima carica emotiva che si portano dietro.
Pezzi come la straordinaria
"Deliverance", la preziosa title track o l'incredibile
"Antarctica The Polymorphess", non possono non emozionare con la loro dolcezza e la loro disperazione che vanno a braccetto come due sposi che, soli in mezzo all'oceano nero e minaccioso, sanno che non faranno mai più ritorno a casa.
Gli
Ahab hanno saputo inglobare nel loro suono influenze che vanno dai
My Dying Bride agli
Alice in Chains meno solari, riuscendo a creare un suono originale e fortemente catartico attraverso il quale si può scorgere una purezza musicale difficilmente riscontrabile nel panorama musicale odierno.
Questa, signori miei, è arte.
Una deflagrazione di arte e sentimento che ti sbatte su tutto il corpo come le onde, incessanti, fanno contro gli scogli che immobili sono li a fissare la magnificenza del mare sconfinato.
Per quanto mi riguarda, disco dell'anno.