Dietro una reunion c'è sempre più di una motivazione, dalla possibilità di avere una seconda chance sino agli aspetti economici (anche se personalmente tendo a ritenere questi ultimi quelli dal peso minore), e spesso la partecipazione al Keep It True Festival è uno di quei fattori che fa scattare la
famosa molla.
Proprio questo appuntamento è stato, infatti, lo scenario del primo concerto dei
nuovi Malice, che ora si ripropongono anche sul piano discografico, con un album dove ritroviamo i chitarristi ed il bassista originali del gruppo, rispettivamente Jay Reynolds, Mick Zane e Mark Behn, mentre alla voce riecco quel James Rivera che sembra aver ormai fatta propria la missione di cantare nel maggior numero di Metal Band statunitensi (giusto per citarne alcune: Helstar, Destiny's End, New Eden, Seven Witches, Vicious Rumors...).
A fare da
trait d'union tra il presente ed il passato, troviamo diversi rifacimenti di canzoni equamente recuperate dai primi due dischi del gruppo, "In The Beginning..." ("Hell Rider", "Stellar Masters", "Air Attack" e "Godz Of Thunder" ) che risale al 1985 e "License to Kill" ("Against the Empire", "Sinister Double", "Circle of Fire" e "Chain Gang Woman") del 1986. Il trattamento cui vengono sottoposte riesce nell'intento di non snaturarle, per quanto l'assenza di James Neal si faccia sentire, ricordandoci quanto i Malice fossero affilati ed ispirati dai Judas Priest.
Quattro invece i nuovi pezzi (sui quali il basso è suonato da Robert Cardenas degli Agent Steel), a partire proprio dall'opener, che oltre a dare titolo all'album dà anche una bella botta di energia - ancora spiccatamente priestiana - all'ascoltatore, la stessa che qualche minuto dopo viene prontamente riproposta da "Branded".
Certo, la presenza dietro al microfono di Rivera comporta per i Malice il rischio di perdere la propria identità e di far trasparire la sensazione di ritrovarsi di fronte ad una
tribute band, ma tutto sommato il background e le influenze musicali sono indubbiamente comuni, e la loro somma porta ad un Heavy Metal che tanto deve ai Judas Priest quanto allo Power Speed made in USA.
Le melodie tristi e drammatiche di "Winds of Death (Angel of Light)" non possono che rimandare a "Beyond the Realms of Death", si tratta comunque di un bel brano, peraltro riuscito molto meglio del quarto ed ultimo inedito, "Slipping Through the Cracks", poco incisivo e con delle scelte poco felici sia a livello vocale sia per le ritmiche.
A valorizzare l'album, troviamo anche un DVD (purtroppo non sottoposto alla nostra attenzione) che include dei filmati d'epoca (1987), un assaggio del loro concerto al Keep It True Festival (2011) ed un
making of di "New Breed of Godz".
Per quanto il tutto sappia di
operazione nostalgia, ci sono i presupposti per un comeback destinato ad avere un futuro, ma la conferma ci sarà solo quando i Malice si proporranno con un lavoro di soli inediti.
Per il momento "New Breed of Godz" permetterà loro di calcare diversi palchi in giro per il mondo.
Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?