Un incipit dal sapore
monastico ci introduce al secondo lavoro del duo polacco degli
Echoes of Yul che tornano a distanza di 3 anni dal loro omonimo esordio.
Siamo di fronte ad una proposta eterogenea ed affascinante, capace di colpire l'ascoltatore grazie alla sua forte carica suggestiva.
"Cold Ground" è una miscela oscura di ambient, drone, doom e trip hop, all'interno della quale non c'è una vera regola espressiva se non quella di seguire il proprio istinto e la propria vena creativa canalizzandola in un suono
inquietante ed
ossessivo.
Immaginate uno spettro sonoro che partendo dai
Sunn o))) giunga sino ai
Massive Attack passando per tutto quello che sta in mezzo, ed avrete una idea di come possa suonare un album come questo.
Certamente siamo molto lontani dai normali territori "metallici" cari alle pagine del nostro portale, ma quando si ha a che fare con la buona musica le etichette, qualsiasi esse siano, scompaiono per lasciare spazio all'ammirazione per un prodotto davvero valido.
L'ascolto di
"Cold Ground" non è sicuramente facile mancando la normale "struttura canzone" e richiede, dunque, una profonda attenzione necessaria per coglierne le veriegate spire che, come un serpente nel buio, si agitano ora inquiete ora armoniose andando a descrivere paesaggi tenebrosi e soffocanti che, di tanto in tanto, vengono squarciati di improvvise esplosioni musicali che interrompono l'atmosfera quasi pacata di brani e rituali intrecciati tra loro.
La musica scorre via "silenziosa" o "rumorosa" e lascia dietro di se una scia di emozioni dissonanti e laceranti che ci danno la dimensione di un progetto interessantissimo che va certamente seguito e supportato.
Difficile citare un brano piuttosto che un altro, ma ritengo che la parte finale del disco, da
"The Message" in poi, sia quella che meglio descrive gli
Echoes of Yul e la loro psichedelica avventura musicale che saprà regalarci, ne sono certo, molte emozioni.
Molto bravi.
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