Copertina 7

Info

Past
Anno di uscita:2004
Durata:45 min.
Etichetta:Firebox
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. PASSING THROUGH AGUE
  2. THE LEADEN STREAM
  3. DROWN

Line up

  • Matti Mäkelä: vocals & guitars
  • Lauri Lindqvist: bass

Voto medio utenti

Ogni tanto capita di imbattersi in qualche band che, già con la prima release, dimostra in maniera inequivocabile di avere capacità e idee davvero fuori dal comune, proponendo materiale di livello addirittura superiore a quello di album realizzati da gruppi anche molto più famosi ed esperti. Questo è di sicuro il caso dei Tyranny, un duo finlandese formatosi nel 2000 che giunge adesso alla realizzazione del primo mcd, lavoro che può essere considerato alla stregua di un full-lenght se si tiene in considerazione che dura ben quarantacinque minuti! Al suo interno troviamo tre brani lunghissimi le cui sonorità possono essere definite come symphonic doom, con in più qualche inserto ambient che compare ad esempio nelle parti finali della seconda e della terza traccia. I pezzi dei Tyranny sono oppressivi, oscurissimi e funerei, sconsigliabili a chi tende con facilità a deprimersi perché in questo caso il raggiungimento di tale stato emotivo sarebbe garantito al 100%. Agli altri invece raccomanderei almeno un ascolto di questo lavoro, che sicuramente rappresenta un'esperienza forte e inconsueta e anche l'incontro con una realtà musicale di grande valore, in grado di catturare l'attenzione e di coinvolgere in una sorta di esperienza catartica e straniante. La cosa bizzarra è che ci sono delle contraddizioni legate al sound di questa band, nel senso che a volte si ha l'impressione che quanto ci propongono sia la perfetta colonna sonora per una sorta di "metaforico" viaggio agli inferi (quelli del nostro subcosciente ad esempio...), mentre in altri momenti le atmosfere si fanno meno plumbee e in un certo senso più rassicuranti, come se il fantomatico viaggio proseguisse e toccasse idealmente luoghi meno tetri e spaventosi di quelli incontrati in precedenza. A questo proposito direi che è esplicativa la cover dell'album, che ci presenta un'immagine controversa accomunabile alle illustrazioni che Gustave Doré realizzò ispirandosi alla Divina Commedia. Un essere senza volto è immerso per metà in una laguna limacciosa dalla quale emergono anche rocce e rami di alberi: l'immagine è surreale e contraddistinta da toni chiaroscuri, le acque appaiono opache e ricoperte dalla nebbia, dall'alto però arrivano dei fasci di luce che si fanno strada tra le nuvole e rischiarano parzialmente il cielo. Questo contrasto luce/ombra che c'è nella cover (presente quindi a livello visivo) può essere messo in parallelo con quello che invece si verifica sul piano musicale, grazie al quale l'album riesce a non annoiare nonostante la ripetitività di certe strutture sonore presenti al suo interno. Come avrete intuito "Bleak vistae" non è certo un lavoro facilmente assimilabile: lo si può amare oppure odiare, si può rimanere affascinati dalla sua ossessività o magari si finisce per considerarla insopportabile, in ogni caso è impossibile rimanere indifferenti all'ascolto di questi tre brani monumentali e pesantissimi, misteriosi e drammatici.
Recensione a cura di Angela 'Grendel' Benemei

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