Grind schizoide, distruttivo, epilettico, forse frutto della definitiva follìa umana. Questo il contenuto dell’album dei nostrani
Buffalo Grillz, vera apologia dell’estremismo sonoro. Ma dietro il mitragliamento feroce, inarrestabile, il nichilismo core, il grugnito animalesco e volutamente incomprensibile, si cela una vena di sarcasmo che talvolta emerge dalle formazioni italiane che si dedicano all’oltranzismo musicale.
Una raffica di titoli-parodia, citazioni cinematografiche che saltano stralunate da Forrest Gump a Fantozzi, ed altri piccoli accorgimenti indicativi del desiderio di divertirsi anche dissacrando e trasmettendo vibrazioni
caciarone e sfacciate agli ascoltatori. Ma tutto ciò è conseguenza di una tecnica impeccabile e di profonda conoscenza delle sfumature che rendono più vario il prodotto per l’appassionato.
Vengono citati i primi Napalm Death, assolutamente fondamentali in questo ambito, ma anche i Sepultura, gli Obituary, i Carcass, perfino i Dimmu Borgir (“Dimmu burger” è un gioiellino..), fino a sprazzi di umorismo caustico come “Pig Floyd” o “La canzone del sale”.
Al di là del contorno strafottente, comunque frutto di una certa autonomia interpretativa, il disco è una micidiale collezione di grind metal della miglior scuola. Se accettate il genere, ne vale la pena.
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