Quarto disco “solista” (quinto, se contiamo anche la dissertazione dal vivo “Handmade: live in concert” del 2008) per Oliver
Hartmann e quarto centro pieno.
Sarà un modo banale per iniziare la disamina di questo “Balance”, ma c’è poco da girarci intorno, quando un album è così “semplicemente” coinvolgente e ben realizzato, nei suoni e negli effetti emotivi.
Ovviamente la
blasonata laringe virile e appassionata dell’ex At Vance (oltre che fattivo contributore di svariati altri progetti musicali …) ha una parte importante nell’economia della valutazione, e tuttavia anche
Lei ha bisogno di un gusto compositivo
superiore per potersi esprimere al meglio, cosa puntualmente verificatasi senza appariscenti eccezioni nel ricco programma di questo Cd, davvero un gioiellino di
confortevole soddisfazione
cardio-uditiva.
Non inganni, a questo punto, l’aggettivo appena utilizzato solo per indicare l’
affabilità di un prodotto fondamentalmente consacrato all’
hard melodico di classe e nobile lignaggio, che sfrutta abilmente tutte le sue tipiche formulazioni per soggiogare l’ascoltatore, riuscendo altresì ad inoculare nelle fibre di una solida base “tradizionale” bagliori di
radio-rock contemporaneo, aggiungendo così una dose di produttiva freschezza ad un contesto fatto di vibrante forza espressiva.
Pulsanti
mid-tempos, sensibili
ballads, avvincenti
anthems e una sorprendente
cover di “Shout” dei Tears For Fears (continuo a preferire quella dei Disturbed, però …) rappresentano la gamma stilistica di uno schema piuttosto ben
bilanciato (forse manca soltanto un pizzico di grinta supplementare … dettagli, in realtà), che conquista istantaneamente con “All my life”, vi farà fremere e cantare con “You are the one” e con le
bluesy “Fool for you” e “Dance on the wire” (Lynyrd Skynyrd
docet), e illanguidire per l’opulenza notturna di “After the love is gone” e per la totalizzante magia emozionale di “From a star”, mentre, nello stesso terreno, sarà facile giudicare “Time to face the truth” e “The best is yet to come” come episodi gradevoli e vagamente di maniera.
Se poi ambite a qualcosa di leggermente più “avventuroso” e “moderno”, affidarsi completamente alle splendide “Like a river”, "Save me” e “Fall from grace” (una “roba” da far invidia tanto a Coverdale quanto al migliore Cornell!) sarà certamente una scelta ripagante, in grado di contagiare irrimediabilmente anche chi cerca “nuovi“ stimoli negli
immarcescibili linguaggi del rock.
Un eccellente cantante impegnato in un’oretta di musica contrassegnata da un’impellente e spontanea ispirazione … serve altro per convincervi all’investimento?