Voglio essere “brutalmente” sincero … non mi aspettavo molto, per non dire
nulla, da un progetto nato come
tribute band di Nightwish ed Evanescence, ma è bello essere “sorpresi” così come
ferisce un po’ dover ammettere che a volte le “apparenze ingannano” anche chi invece s’impone sempre, proprio come “filosofia di vita”, di non esserne influenzato.
Una “lezione” che servirà sicuramente e che per il momento mi consente di stupirmi piacevolmente di fronte alla brillante prova dei
Synful Ira, coalizione della provincia di Rimini certamente devota ai dogmi del
female fronted gothic-metal eppure ben lontana dalla sterile riproposizione dei modelli più popolari del genere (oltre ai nomi già citati, aggiungiamo Lacuna Coil, Delain, Whithin Temptation, Theatre Of Tragedy, The Gathering, …).
Assodata la validità tecnica dei protagonisti, in parte già verificata in altre circostanze artistiche (Fabio Balducci negli Ancient Bards e Marco Renzi negli Absynth Aura, al pari della
guest vocalist Claudia Saponi), l’aspetto davvero peculiare del disco sono le canzoni, una dozzina di brani piuttosto belli, abbastanza diversi nelle sfumature ma analoghi nella loro capacità di sondare le profondità dell’animo umano, sfiorandolo gentilmente, illanguidendolo, rendendolo inquieto o “strapazzandolo” tramite un percorso sonoro che si avvale un solido
background trasferito all’ascoltatore appassionato attraverso il filtro di un’apprezzabile personalità.
E’ in quest’ottica che l'ascolto di “True lies”, prolungamento dell’atmosferica e liturgica introduzione denominata “Sound of life”, vi condurrà in un universo magniloquente e malinconico dai contorni piuttosto familiari eppure assolutamente fascinosi e appaganti, e se tale sensazione è ampiamente confermata anche da “Behind the suspect”, tocca a “Shining tracks” rendere ancora più “cinematografico” il contesto (il lavoro delle tastiere, eccellente per tutta la durata del programma, qui mi ha vagamente ricordato addirittura qualcosa dei Goblin di “Non ho sonno”…), mentre “Revenge of mind” è la prima a mostrare i “muscoli”, sotto forma di un’esotica e incombente morfologia metallica.
Dopo “Inside my fears” e “My friend”, episodi gradevoli ma meno efficaci, la sontuosa raffinatezza di “Hope” e “New love” riprende l’opera di soggiogamento sensoriale, suffragato dall’intrigante scandaglio
groove-goth “Fatal temptation” e dalla suggestiva “Destiny”, degna conclusione di un albo che si muove con una certa disinvoltura tra drappi barocchi e
pathos crepuscolari, il tutto ornato da scintillanti cromature.
Bella prova per i Synful Ira, dunque, un gruppo che dimostra di poter coltivare interesse per
Evanescenze e
Desideri della Notte senza finire per esserne
ossessionato.
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