"Drowning for Salvation", opera prima, su lunga distanza, per i pugliesi
Onicectomy, è un concept sulla religione azteca ed i suoi cruenti sacrifici, una tematica perfetta per l'attitudine ed il genere proposto dalla band.
Siamo di fronte, infatti, ad un brutal/grind violentissimo, di scuola americana, concepito per distruggere ogni cosa al suo passaggio.
Gli
Onicectomy sono fortemente influenzati dai maestri del genere,
Suffocation e
Dying Fetus in primis, e si inseriscono nel solco della tradizione del genere senza avere, credo, la pretesa di essere innovativi e/o all'avanguardia.
L'album alterna accelerazioni micidiali a rallentamenti da spezzarsi il collo, mentre il singer, con la sua voce da scarico del cesso, marchia a fuoco tutte le composizioni che, ovviamente, non sono mai lunghe.
Assolutamente devastante risulta essere la prestazione del batterista che, ad un orecchio poco attento, potrebbe essere scambiato per una macchina, mentre la chitarra solista è capace di prodursi in assolo tanto brevi quanto efficaci nello spezzare l'atmosfera che si mantiene sempre soffocante e sulfurea.
Intelligente l'intermezzo acustico di
"I Hope You Die" che regala un po' di respiro, ed assolutamente strepitoso un titolo come
"Virgin Women Cannibalistic Ritual" dal quale potrebbe essere estratto il copione per un bel film splatter/gore di serie b.
Che dire in ultima analisi?
Gli
Onicectomy suonano "standard", passatemi il termine, per il loro genere, ma lo fanno dannatamente bene.
Chi ama questo genere di musica, chi si esalta al suono di smembramenti e ammazzamenti vari troverà in questo lavoro pane per i suoi denti e per i suoi istinti omicidi.
Mazzata sui denti!
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