I romani Pleasure And Pain sono qui al primo full-lenght, il quale in realtà raccoglie pezzi precedenti già presenti sui due demos della band, "Indelible" e "Naked Blood", più una manciata di pezzi nuovi di zecca. Il dark sound, a tinte electro, della band si nutre di umori diversi, talvolta fragilmente malinconici, talvolta diafani e sfumati, altre volte oscuri e penetranti. Il problema della band sta nella eccessiva ripetitività dei brani e nella voce del singer Paolo Cataldi che, seppur adattissima al genere proposto, non muta mai tono, contribuendo a generare quel senso di deja-vù imperante per tutta la durata dei 47 minuti del disco. Tuttavia la band mostra buone qualità, ed in generale si fa apprezzare il contrasto tra alcune aperture più progressive e melodiche e i freddi momenti di asettica elettronica dei tappeti di synths. La band richiama molte influenze tipicamente anni '80 come Depeche Mode e Ultravox ed è facile ritrovarvi molti richiami ai Clan Of Xymox. "She Walks In Beauty" è un delicato synth-pop sublimato dall'incedere profondo e quasi marziale del singer, "Lost" è ipnotica e trascinante con le sue ritmiche subliminali, "A Voice" ha un mood più "cattivo", più minaccioso, "Tears" è fragile e romantica mentre la conclusiva "Exit" ci porta a rivedere la luce, non prima però di averci condotto in spazi interstellari bagnati da cascate di note siderali. Nel complesso il disco si lascia ascoltare con piacere, pur mostrando i limiti già citati, ma gli amanti del genere apprezzeranno sicuramente questo "Exit Gate" che sicuramente segna l'inizio di un percorso che speriamo, siamo sicuri, sarà molto promettente.
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