Alfieri di un sound originale ed estremamente maturo per una band esordiente, i torinesi Disarmonia Mundi si affacciano sulla scena musicale con un vero e proprio full lenght album autoprodotto; fondamentale in questo senso l'apporto in fase di registrazione del mastermind Ettore Rigotti, ottimo producer oltre che batterista, chitarrista e tastierista del quartetto. Gli 8 brani di "Nebularium", sempre arricchiti da una buona struttura ed egregiamente suonati, mettono in mostra diverse influenze mutuate in gran parte dalla scena death melodica svedese. I paragoni con realtà come Soilwork ed Opeth sorgono spontanei ascoltando tracce come "Mechanichell", eppure il combo italiano ha dalla sua un'innegabile personalità ed un buon gusto nel miscelare atmosfere diverse, come in "Guilty Claims", dove alcune soluzioni tipiche degli ultimi Katatonia vengono alla luce in maniera prepotente. "Nebularium" contiene classe e tecnica, due aspetti che non riescono spesso a coesistere in uno stesso lavoro senza annichilirsi vicendevolmente; la band torinese riesce in questo compito con apparente semplicità, non bisogna certo essere indovini per intravedere una luminosa carriera nel futuro dei Disarmonia Mundi, poi non dite che non ve l'avevo detto!
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