A un paio d'anni dall'uscita di "Live in Midgard" e a tre da "Secret of the runes" tornano i Therion, veri e propri capiscuola del filone symphonic/operatic metal, che in tempi relativamente recenti ha riscosso notevoli consensi da parte del pubblico più "tradizionalista" e che ha avuto tra i suoi massimi interpreti gente come Nightwish e (perché no) Rhapsody, due band molto diverse tra loro ma accomunate dal fatto di esser riuscite a far convivere in maniera del tutto naturale (e senza improbabili forzature) la musica classica e l'heavy. E i Therion direte voi? Beh, a mio parere l'uscita dell'ottimo "Theli" (1996) ha rappresentato una vera e propria "svolta" (non solo per la loro carriera ma per tutta la scena metal), della quale ci si è resi conto più col passare degli anni che non nel momento in cui l'album fu pubblicato (anche se esso fu subito valutato positivamente da pubblico e critica). Purtroppo con le successive release il gruppo non è più riuscito a ripetere quell'exploit, visto che "Vovin" (1998) è un disco troppo leggerino e melodico oltre che privo di grandi qualità intrinseche e che anche "Deggial" (2000) non si è messo particolarmente in luce (si tratta infatti un prodotto abbastanza scontato e per certi versi monotono...). Il più recente "Secret of the runes", incentrato su tematiche legate alla mitologia nordica, è invece un lavoro molto complesso e di difficile ascolto, mentre questa nuova uscita sembra essere un ritorno verso sonorità un po' meno pompose ma più dirette e immediate, e verso un songwriting più semplice e disinvolto. Forse "semplice" non è una parola tanto adatta a descrivere il sound dei Therion, ma di sicuro serve a mettere in evidenza le differenze tra questo disco e il materiale proposto in passato. Tra l'altro gli svedesi hanno fatto le cose in grande stavolta, realizzando un doppio album di canzoni inedite all'interno del quale troviamo episodi abbastanza diversi tra loro, si va infatti dai brani dove la componente metal è quasi preponderante sul resto (vedi ad esempio "Typhon", un pezzo veloce e potente dove compare anche la voce death, oppure "Blood of kingu" e "The khlysti evangelist", due begli esempi di power "operistico") a quelli più marcatamente melodici (come "The dreams of Swedenborg") o influenzati dalla musica folkloristica ("Lemuria"), passando per l'epica "Call of Dagon" e per l'oscura "Sirius B", sicuramente una delle song più particolari di questa release. Fa impressione pensare che più di centosettanta persone (tra musicisti e cantanti) hanno preso parte alle recording sessions, che hanno avuto luogo in tre città diverse: Stoccolma (dove sono state registrate le parti di chitarra, basso, batteria e quasi tutte le voci soliste), Praga (per le parti orchestrali e il coro a trentadue voci) e infine Copenaghen (per l'hammond, il mellotron e l'organo da chiesa!). "Lemuria/Sirius B" è quindi un lavoro molto ambizioso e in definitiva decisamente ben riuscito, che credo riconcilierà la band con i suoi fan di vecchia data, quelli cioè che la considerarono spacciata già dopo l'uscita di "Vovin". Peccato che il promo in mio possesso contenga solo metà delle tracce presenti sul primo cd e metà del secondo: ad occhio e croce non credo proprio che le canzoni mancanti siano di livello superiore o inferiore rispetto al resto, ma sarebbe stato comunque utile ascoltarle al fine di dare una valutazione forse ancora più favorevole (e completa) di quella espressa finora.
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