Nell'anno dei grandi ritorni, il ritorno dei Suffocation rappresenta il ritorno assoluto. La leggenda del Brutal Death Metal, con le iniziali maiuscole, dopo molti anni di inattività torna a predicare il proprio verbo, un verbo fatto di accecante brutalità, di tecnica schizoide, di intensità mostruosa. Il problema è che oggi siamo nell'anno di grazia 2004 ed il vuoto lasciato dalla band è stato, nel corso degli anni, riempito da una pletora di band che, trovando la massima ispirazione in dischi come "Effigy Of The Forgotten" e "Breeding The Spawn", ha da un lato mantenuta viva e alimentata la fiamma del brutal, dall'altro ha portato il death metal a nuovi livelli di intensità, brutalità e tecnica. Oggi, riconosciuto il loro ruolo di influenza massima nella scena, i Suffocation si catapultano in un contesto nel quale i loro stessi emuli sono diventati dei maestri e si pongono come dei termini di paragone per questo "Souls To Deny". Il quale "Souls To Deny", sia ben messo in chiaro, ha tutte le carte in regola, essendo un disco brutale, intenso, suonato maledettamente bene, un vero "brain crushing album". Il solo finale di "Surgery Of Impalement" vale da solo il prezzo del disco.
Il mio compito adesso non è incensare più del dovuto i Suffocation, la loro leggenda parla da se ed io sono uno dei loro massimi estimatori, ma è quello di dare un senso a questo ritorno. La verità è che pur essendo un gran bel disco, formalmente ineccepibile, “Souls To Deny” manca della scintilla compositiva che faceva dei Suffocation una band avanti. Ciò può essere dovuto alla mancanza di Doug Cerrito, il quale, almeno dal punto di vista esecutivo, è rimpiazzato egregiamente da Guy Marchais (Pyrexia ed Internal Bleeding), o può essere dovuto alla lunga assenza dalle scene. Lunga assenza che di certo non ha giovato all’ugola sgraziata di Frankie Mullen, il quale pur esprimendosi a buoni livelli, è di certo lontano dagli standards passati. Purtroppo, mai come in questo caso, il passato pesa come un macigno, non meno del presente di una scena fervida e purulenta di grandi acts. Il ritorno dei Suffocation rischia appunto di essere schiacciato nella morsa dei confronti tra passato e presente, un po’ come è successo a bands come Malevolent Creation e Monstrosity che hanno dovuto fare i conti con i vari Cryptopsy, Nile, Origin, Skinless e via dicendo, che ormai non hanno nulla più da imparare e, anzi, si sono spinti di molto in là dal punto di vista meramente esecutivo/compositivo. Questo disco è un bel disco e di sicuro farà la felicità degli amanti del death metal, ma si poteva e doveva fare di più secondo me. Considero questo disco come un disco di transizione, un nuovo inizio per qualcosa di grandioso che i nostri partoriranno, speriamo al più presto. Questo disco suona, nel suo voler riproporre tutti gli stilemi e i clichè del genere (riproposti molto bene, per carità), ordinario. Il peccato mortale dei Suffocation è riproporre qualcosa che loro stessi hanno inventato, di farlo oltre10 anni dopo e di farlo quando i loro emuli si sono addirittura spinti oltre quello che gli stessi Suffocation avevano codificato. I Suffocation hanno perso lo scettro è ora sarà davvero dura riconquistarlo. Detto questo, sono strafelice del loro ritorno, gli do mezzo punto in più per la stima e gli faccio il mio migliore in bocca al lupo.
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