Per fare un gran disco da guitar hero, ci vuole qualcosa di veramente, veramente buono. Altrimenti, l’attenzione dell’ascoltatore cala molto in fretta, l’orecchio si addormenta e percepisce solo un’infinita sequela di noiosissime note e l’album finisce nel dimenticatoio nel giro di una mezz’oretta.
Il disco di
Xander Demos, chitarristicamente ineccepibile e strumentalmente ottimo, corre proprio questo rischio, a causa di un songwriting abbastanza ripetitivo e di una registrazione non proprio al top, soprattutto per quanto riguarda le parti di batteria. Altro punto debole è la voce, che per fortuna appare ben poco ma quando si fa sentire lascia decisamente perplessi.
Lo stile dei pezzi è molto solare e ricorda, pur senza toccarne le vette, quello di Satriani. Purtroppo però le sensazioni descritte in apertura si fanno sentire ben presto e tutto ha un sapore già provato e riprovato. Insomma, manca proprio quel guizzo che hanno solo i grandi campioni. Qui c’è “solo” un notevole atleta della sei corde, ma per arrivare a certi livelli la strada è ancora molto lunga.
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