Direttamente da Alpes-Maritimes, Francia, ecco i fratelli Agnello, che con Caprani e Manuello fanno i
DarkTribe. Il loro è un power/symphonic che si rifà alle tradizioni latine, ma che scopiazza a man bassa un po’ dovunque, alternando momenti più folk ad altri più prettamente power, ma senza riuscire a suscitare in me una benché minima emozione.
E mi dispiace, essendo i ragazzi al debutto sulla lunga distanza, ma “
Mysticeti Victoria” non prende, pur essendo prodotto degnamente, mixato e masterizzato da mani esperte, vedi Mikko Karmila (Nightwish, Masterplan…) e Mika Jussila (Sonata Arctica, Amorphis…). Ma c’è poco da fare, l’album è una strasentita solfa che, seppur ben confezionata, sempre solfa rimane.
La cosa che più sorprende, in lavori come questo, è l’incredibile somiglianza ed autoreferenzialità all’interno dello stesso platter, laddove, dopo svariati ascolti, difficilmente riesci a ricordare o a distinguere una canzone dall’altra. E, sia chiaro, non si tratta di mancanza di tecnica strumentale o vocale, ma semplicemente (semplicemente!!!) di poca qualità in fase di
songwriting. Ecco, ci siamo, l’ho detto. Non basta avere 4 Ferrari e la patente: saper guidare è un’altra cosa. Ci vuole tempo, esperienza, talento naturale. Tutte cose che, mi auguro, i DarkTribe acquisiranno con il passare degli anni. Per il momento, “Mysticeti Victoria” è un album che potrebbe interessare gli appassionati del genere, che comunque suona bene, ma che ahinoi fa ben poca presa ad un orecchio un filo più smaliziato.
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