Quando al terzo album fai il botto, solitamente ti guadagni un posto importante nella musica che conta. La storia è piena di band così e anche i Bon Jovi non fanno eccezione, arrivando nel 1986 a pubblicare questo capolavoro carico di pezzoni e passione, in cui è chiaramente udibile la crescita stilistica del gruppo, ormai pienamente maturo e pronto al grande salto di qualità.
Si parte con
Let It Rock e le sue soluzioni corali, marchio di fabbrica anni ’80 decisamente valido, che tuttavia risulta ben più efficace nella successive
You Give Love A Bad Name e
Livin’ On A Prayer, inni immortali di un’intera generazione che ancora oggi fanno ballare e cantare interi stadi.
Social Disease ha un gran bel riff e, nell’intro, ci mostra chiaramente il passatempo preferito di Jon e soci (come dargli torto, del resto?).
Wanted Dead Or Alive è una delle rock song più famose al mondo in assoluto e devo dire che, ogni volta che la si riascolta, si riesce molto bene a comprendere il perché. Con
Raise Your Hands, fantastica hard rock song, la memoria torna allo stadio di Udine e alla pura magia dell’ultima apparizione dei Bon Jovi in Italia, mentre
Without Love trascina con la sua allegra melodia.
I’d Die For You ci riporta ai gloriosi esordi soprattutto grazie all’uso delle tastiere, prima che
Never Say Goodbye, finalmente, arrivi a regalare la ballatona che tutti attendevano: lacrime e amore a profusione per un pezzo decisamente azzeccato, seguito dalla veloce
Wild In The Streets, che chiude alla grande questo Slippery When Wet.
Molto eighties, molto americano ma soprattutto molto Bon Jovi: un album imprescindibile per capire un’epoca e una band decisamente più grandi di quello che la maggior parte della gente pensa, soprattutto tra quelli nati dopo il 1980.