Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2004
Durata:46 min.
Etichetta:Scarlet
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. COMMON STATE OF INNER VIOLENCE
  2. MORGUE OF CENTURIES
  3. RED CLOUDS
  4. QUICKSAND SIMMETRY
  5. SWALLOW THE FLAME
  6. OCEAN GRAVE
  7. A MIRROR BEHIND
  8. COME FORTH MY DREADFUL ONE
  9. SHATTERED LIVES AND BROKEN DREAMS
  10. COLORS OF A NEW ERA

Line up

  • Bjorne "Speed" Strid: vocals
  • Ettore Rigotti: guitars, drums, keys, backing vocals
  • Claudio Ravinale: lyrics, backing vocals
  • Mirko Andreis: bass

Voto medio utenti

Decisa sterzata nel sound per i Disarmonia Mundi, i quali, volendo usare paragoni sentiti qua e la, passano ad essere i Soilwork italiani dopo che, col primo full-lenght "Nebularium", erano stati etichettati come una sorta di Opeth italiani. Mettendo da parte i paragoni c'è da dire che la prima grossa novità, e forse input decisivo per la sterzata verso le nuove sonorità, è la presenza alla voce per tutte le dieci tracce del disco di Bjorne "Speed" Strid, alias mister Soilwork, appunto. Si diceva del sound, pulito, potente, con evidenti richiami melodici, i quali sono molto belli, come su "Red Clouds" e "Quicksand Symmetry", tuttavia la parte del leone è fatta dal solido retroterra thrashy che pervade in maniera pregna e sostanziosa il sound. Ancora mi stupisco perchè le etichette si ostinino ad indicare questo sound come death melodico, quando in realtà questo è thrash metal nudo e crudo, aggiornato sì, grazie alla produzione veramente luccicante e all'uso dell'elettronica (non invadente sia chiaro), ma pur sempre ancorato a strutture classiche dello swedish sound di bands come Soilwork, Terror 2000 e primi Darkane. Volendo dare un giudizio obiettivo, non si può non rimarcare che quanto fatto dalla band su questo disco è quasi superfluo per chi si nutre delle bands già citate, tuttavia il background melodico della band, tipicamente italiano mi permetto di dire, caratterizza piacevolmente il sound dei nostri. Non mancano le songs spaccaossa, tipo l’iniziale “Common State Of Inner Violence” o “Swallow The Flames”, e la prestazione della band è decisamente buona. In effetti già su “Nebularium” avevano mostrato ottime capacità tecnico/compositive, e se qualcuno potrebbe obiettare che questo “Fragments Of D-Generation” rappresenti un passo indietro, di sicuro non potrà non riconoscere la validità di quanto suonato. La band suona fresca, a differenza dei colleghi svedesi, proprio per l’appeal melodico che la pervade, il quale è frutto soprattutto delle azzeccatissime backing vocals di Ettore e Claudio, e degli assoli lineari e puliti. Non ultimo, questo disco spacca. Vi serve altro?
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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