Quelli alla fine degli '80 ed i primi del decennio successivo, furono anni importanti e roventi per una folta schiera di formazioni che poi ebbero diverse fortune all'interno di quel movimento musicale che oggi conosciamo come lo
Swedish Death Metal.
Di quel calderone ribollente non mi feci sfuggire il singolo (un 7" che ancora oggi fa la sua figura nella mia collezione) che i
Crypt of Kerberos realizzarono nel 1992, peraltro una delle primissime uscite dell'etichetta francese Adipocere Records, e che con due sole canzoni, la titletrack "Cyclone of Insanity" e "The Ancient War" sulla B-side, aveva subito lasciato intendere come questi giovani Svedesi avessero un enorme potenziale.
Potenzialità che seppero sfruttare e confermare già l'anno successivo, quando venne alla luce il loro primo album (sempre per la Adipocere): "World of Myths".
Poteva, e doveva, essere un ottimo punto di partenza, ma per i Crypt of Kerberos le cose non presero la giusta piega. Prolungati silenzi, qualche tentativo di rientrare in pista, anche una collaborazione con Daniel Gildenlöw dei Pain Of Salvation (testimoniata sulla raccolta "The Macrodex of War", del 2005) ed ora la ristampa del loro album d'esordio, con un digipack che la Pulverised Records ha arricchito di foto d'epoca e vari commenti del batterista Mattias Borgh, rimasterizzando il tutto ed aggiungendo diversi brani in versione
rehearsal.
Nulla di imprescindibile però, dato che si tratta praticamente degli stessi pezzi che sono poi finiti sul disco, e servono più che altro ad arricchire il minutaggio di questa ristampa. La qualità ce la mettono invece gli originali, che ci ricordano quale fosse il talento dei Crypt of Kerberos, autori di un Death Metal che all'epoca poteva trovare non pochi riferimenti nel sound feroce ed assassino dei Bolt Thrower, ma anche recuperare qualcosa dai Nocturnus meno spaziali, e che ad ogni modo mostrava già una marcata personalità ed invidiabili intuizioni.
Schegge di violenza, rallentamenti improvvisi, una voce cavernosa che il più delle volte sembra emergere da antichi sepolcri, ed un mood malinconico e quasi teatrale, definiscono "World of Myths", che ti sorprende con brani come la cangiante "Dream..." o la conclusiva titletrack, ma anche con i fugaci arpeggi acustici sul finire di "Cyclone of Insanity" ed un guitarwork fluente, come nel caso della stupenda "The Canticles" o della strumentale "The Sleeping God".
Un gran bel recupero dal passato, uno squarcio su cosa i Crypt of Kerberos erano in grado di fare nei primi anni '90 - ed in anticipo rispetto a più noti e quotati connazionali - ma non sapremo mai cosa avrebbero potuto fare se solo...
Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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