Direttamente da Baltimora arrivano i Dark Disciples, brutal death metal band al primo full-lenght. Gli americani, si sa, sono maestri in certe cose e il death metal è una di quelle. Pur non proponendo niente di scandalosamente innovativo e creativo, ai Dark Disciples va dato atto di aver composto un disco che brutale è brutale, ma il pregio principale sta nel fatto che è ben suonato, con notevole tecnica di base, e soprattutto molto ben vario e congegnato, non venendo quasi mai a noia, vuoi anche per la durata, non proibitiva, di ventotto minuti. Il disco inizia con un'intro blasfema, ma appena si passa alla seconda traccia si viene subito investiti da una furia, iconoclasta sì, ma pur sempre intelligibile e che mai mette in secondo piano la bravura compositiva. In generale il disco si presenta in crescendo, un crescendo che, sebbene non sia suffragato dalla brutalità fine a se stessa, la quale comunque non manca, aumenta l’intensità a livelli da cardiopalma, con pezzi che fanno del brain-crushing una ragione di vita, e cito “666 Stab Wounds”, “Human Killing Machine” e “Unholy Hate Gore”, o più in generale la seconda parte del disco.
Si diceva della bravura compositiva, la quale non abusa della brutalità per riempire il disco ma sa lasciare spazio a parti più ricche di groove e cadenze, con mid tempos e assoli fulminei che fanno sovente la loro comparsa, con un batterista molto ispirato e veloce. Tuttavia c’è da rimarcare una produzione non perfetta e un “taroccamento” delle vocals, soprattutto quelle in growling, dovuto a filtri che irrobustiscono la voce ma la rendono poco naturale, di converso invece le vocals in screamin’ non incidono più di tanto.
Una buona ripassata di musica veloce e brutale, suonata bene e mai fuori posto. Bravi.
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