E' evidente che Blake Judd avrebbe preferito nascere in Scandinavia, piuttosto che in America. I
Nachtmystium non hanno praticamente nulla che si ricolleghi a quel retroterra musicale.
Silencing Machine arriva dopo
Assassins: Black Meddle Part I del 2008 e
Addicts: Black Meddle Pt. 2 del 2010, che avevano fatto storcere il naso a molti dei loro fans per il passaggio improvviso da un (per i miei gusti) fin troppo classico black metal a sperimentazioni psichedeliche, rock, elettroniche e chi più ne ha più ne metta. A me, naturalmente, il nuovo corso era piaciuto molto di più ma i tradizionalisti fra voi potranno tirare parzialmente un sospiro di sollievo. I Nachtmystium, forse per non scontentare nessuno o perchè quello della sperimentazione a tutto campo è stato solo un periodo, hanno deciso di mantenersi in equilibrio, trovando una calibrazione perfetta tra brani "classici" e brani art metal. Il risultato è fenomenale; non mi capita spesso di godermi così un album al primo ascolto, senza riserve.
Dawn Over the Ruins of Jerusalem e
Silencing Machine prendono a piene mani dagli Emperor, risultando, quindi, per me, belle ma inutili, dato che non amo la ripetizione infinita e uguale a se stessa.
And I Control You si sposta su un death sulfureo e realmente inquietante, che richiama Slayer e Deicide, sempre con un gusto particolare per le linee melodiche. Arriva
The Lepers of Destitution e comincio davvero ad esaltarmi: tappeti di tastiere siderali, evocative; chiudete gli occhi e visualizzerete un'aurora boreale. Ci sono gli Arcturus, gli onnipresenti Emperor ma anche i Limbonic Art.
I Wait In Hell parte come un black alla Mayhem, passa nientemeno che all'hard rock e, come nell'opera di Escher con la metamorfosi degli angeli bianchi in pipistrelli, sentiamo i riffs ritrasformarsi in black metal.
Decimation, Annihilation passa da un godibilissimo mosh thrash al death and back again. In
Reduced to Ashes dalla base black fa capolino una voce femminile che introduce ad atmosfere e linee di tastiera dal sapore lynchiano, con un effetto molto particolare.
These Rooms In Which We Weep va a chiudere con un mix fra post metal e grunge e più di un minuto di rumorismi noise alla fine. Ricerca del dettaglio, cura negli arrangiamenti, atmosfere dilatate ed evocative. Quando si hanno le capacità di andare oltre, perchè cristallizzarsi?
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