Secondo disco targato
Fatal Force per il virtuoso e polivalente
guitar-hero Torben Enevoldsen, reduce dalla recente militanza nei Fate e titolare di un curriculum vitae di tutto rispetto (Decoy, Section A, Acacia Avenue, …).
Rispetto al debutto è necessario rilevare le importanti defezioni di Daniel Flores e Mats Leven, ma non si
affliggano gli estimatori del gruppo … i nuovi Dennis Hansen e, soprattutto, Michael Vescera (Obsession, Loudness, Yngwie Malmsteen, …) garantiscono la necessaria affidabilità e la continuità con il “passato”, per un lavoro all’insegna del più classico dei
metalli melodici, sviluppato sostanzialmente sulla venerabile direttrice Rainbow, Sabbath, Judas Priest e Rising Force, con qualche intromissione di Queensryche-
iana memoria (in particolare per certe inflessioni timbriche di marca Tate-
esque del buon Vescera …).
Che cosa può offrire, dunque, “Unholy rites”, che non abbiano già elargito non solo quei modelli fondamentali ma quantità enormi di loro epigoni più o meno ispirati (da Impellitteri ai Fifth Angel, dagli At Vance ai Driver, da Axel Rudi Pell ai Primal Fear … e l’elenco sarebbe davvero pressoché interminabile …)?
Nulla, in realtà, e tuttavia quest’affermazione così perentoria non esclude la legittimità di un prodotto fatalmente piuttosto competente e ben congeniato, che non vi sconvolgerà l’esistenza né per originalità (e questo è scontato …) e né per una particolare forma di vitalità espressiva, pur lasciandosi ascoltare con piacere per il gusto con cui suoni
intramontabili vengono riproposti senza scadere nel risibile plagio o nell’intollerabile manierismo.
Il copione è così ampiamente rispettato … dal bel riffone ombroso di “Run ror cover” si passa con disinvoltura alle melodie leggermente più ariose della
title-track e di "Lessons in evil”, all’
anthemismo (magnifico
anglicismo eh …) raffinato di “Fight” o ancora alla
power-ballad dagli esiti controversi “No one will listen”, mentre chi cerca sensazioni maggiormente tiranniche, epiche e caliginose potrà affidarsi a “Listen to reason”, “Enter the night” e “House of pain” (assai godibile!), rilevando complessivamente la qualità della chitarra funambolica e adeguatamente sensibile di Enevoldsen e la sua discreta
verve come compositore.
Un albo assolutamente decoroso, dunque, che interesserà principalmente i
die-hard fans (?!?) dei Fatal Force e i
melodic metal addicted all’ultimo stadio … per tutti gli altri il suggerimento è di preventivamente guardarsi attorno … sono sicuro che le alternative (magari anche più) valide e plausibili non mancano.
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