La bella intro
Construct Illusion, sinfonica e drammatica, mi aveva fatto ben sperare. In effetti, le grandi aperture melodiche, i cori maestosi (quasi gregoriani), le ampie partiture di tastiera e una riconoscibile influenza gothic sono le caratteristiche dell’album di debutto degli inglesi Saturnian, già noti al pubblico grazie all’ep
Reflections Of A Forlorn Sun del 2009. A questo si aggiungono gli interventi della soprano Lydia Bateman. Il tutto viene amalgamato in un contesto di black sinfonico, come nell'opener
Into Etherea, che inizia in puro stile black, sciogliendosi poi in cori, voci femminili, orchestrazioni ed un screaming molto acuto. Band inglese, etichetta norvegese, riferimenti in entrambe le nazioni fin troppo chiari: Cradle of Filth, Dimmu Borgir, Emperor... Interessante
Shadow of Prophecy, che si contamina con l'epic metal; bella la successiva
Traces from the Past, malinconica e melodica. Da ascoltare anche
Aphotic con le sue lunghe divagazioni strumentali, quasi ambient. L'aria di già sentito aleggia pesantemente e quello che si può dire è che l'album ha delle belle composizioni, è ben prodotto ma privo di originalità. Destinato solo ai fan stretti del genere.
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