E' arrivato l'autunno ed ha portato con sé il debut dei rumeni
Laburinthos. Cinque pezzi umbratili, per camminare su silenziosi tappeti di foglie morte, fra le brume del giorno che declina sempre prima, riflettendo sul mistero della vita e di ciò che è oltre. La band, sin dal sigillo che ha scelto come logo, mostra il suo interesse per l'esoterismo, che la porta ad inserire termini dall'enochiano nei testi ed a citare la figura di Babalon in
Crucified Among my Lovers. I riferimenti sono nella dark e cold wave e nel gothic rock. La voce di Tony Flandorfer ricorda a più riprese quella di Rozz
William ed è accompagnata dalla eterea Nelly Tîrnovan. La opener
The Great Brothel of Mankind si snoda lentamente attorno alla colonna vertebrale costituita dalla bellissima melodia di pianoforte, fa pensare a dei Lycia più profondi e gotici; nella parte finale arriva un sax a dare un tocco avantgarde, quasi da colonna sonora. La sopracitata
Crucified Among Lovers è più chitarristica e ritmata, sullo stile dei Fields of the Nephilim, così come
Jesus or Christ, in cui nuovamente fa capolino il decadente connubio fra la carne ed il divino dei Christian Death.
Augoeideian punta più sulla melodia e l'introspezione che sulla dinamicità ed è una bella sopresa in un panorama gothic che sembra vivere una fase di stasi.
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