Manii è il nuovo nome dei Manes, che nel 1999 fecero uscire il leggendario
Under ein Blodraud Maane, considerato la massima
espressione del depressive black metal. Dopo un solo album, la vena sperimentale già sottilmente presente nel debut li ha condotti a
Vilosophe nel 2003 (avantgarde jazzy dark ) e
How the world came to an end nel 2007 (Ulver mischiati a Tricky e Massive Attack). Poi il silenzio. Nel 2011 i Manes furono ufficialmente sepolti e resuscitati come Manii con l'intenzione di tornare alle origini, in controtendenza rispetto all'operato di molti dei nomi storici del black ancora in circolazione, che adesso si sono lanciati nelle sperimentazioni. Detto questo, se vi aspettate un altro
Under ein Blodraud Maane, potreste restare delusi.
Kollaps torna sì al black metal ma non c'è traccia di quella furia primigenia, della voce che sembrava uscire da un manicomio, di quegli elementi che contribuivano a rendere quell'album così particolare. I Manii del 2012 sono più riflessivi, dilatati e lenti. Ci si muove in un freddo e triste paesaggio, accompagnati da linee melodiche notturne ed oscure (l'opener
Skoddeheim), da arpeggi più che riff e Sargatanas non grida ma racconta... Da un certo punto di vista,
Kollaps è più tradizionale rispetto al debut, perchè privo di elementi innovatori, se si escludono sporadiche partiture acid/doom stoned; anche le tastiere non sono più in primo piano. Sembra di sentire Mayem, Emperor e compagnia bella nei pezzi più lenti. Questo non vuol dire che l'album non sia piacevole, piuttosto non è più un must ma è destinato solo agli appassionati del genere. Da segnalare che i pezzi tendono ad assomigliarsi. Gli attacchi sono belli ( il pianoforte di
Endelaust o i suoni liquidi di
Ei Beingrind Djuv) ma poi le partiture tendono a sembrare una sola partitura con qualche variazione di brano in brano. Per alcuni superfluo, per altri un adeguato sottofondo nei momenti di ripiegamento interiore.
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