Polistrumentista, produttore e chi più ne ha più ne metta: l’amore di David J. Caron per la musica deve essere sicuramente sterminato. E sicuramente, dentro questo debutto discografico, l’attivissimo irlandese ci ha messo tutto sé stesso. Il problema è che, purtroppo, non riesce mai a convincere fino in fondo.
L’opera sarebbe composta da quasi 30 brani, ma fortunatamente nel promo ce ne sono circa la metà. Dico fortunatamente perché dopo un paio di ascolti si ha davvero voglia di cambiare musica. Gli spunti interessanti ci sono eccome, ma vengono sviluppati decisamente male: c’è tanto prog, del buon AOR e del buon metal, ma l’efficacia dei pezzi è troppo bassa per far giungere questo album al grande pubblico. Già il fatto di non aver saputo scegliere fra 30 brani in un debut album è sintomo che qualcosa da rivedere c’è, perché se non sei il nuovo genio della musica mondiale è davvero difficile che tu abbia in mano 30 ottime canzoni tutte insieme. Probabilmente Caron avrebbe bisogno di un bel bagno di umiltà e dell’aiuto di altri musicisti validi e talentuosi per poter tirar fuori il meglio dalle proprie idee. Le potenzialità ci sono e sono davvero notevoli, quindi spero vivamente in futuro di poter ascoltare qualcosa in grado di fare presa.
Settembre era iniziato alla grande, invece questa settimana mi è andata decisamente male con gli ascolti…mi tocca tacciare di “trascurabilità” anche questo disco.
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