Ci troviamo di fronte a un disco con una particolare ambizione: riprodurre le suggestioni di un’intera orchestra e di un coro in metal. Ci hanno provato in tanti, ci sono riusciti in pochi, ma di sicuro, purtroppo, i
Whyzdom sono ancora ben lontani dallo sfiorare il risultato.
Un simil-power/progressive trito e ritrito su cui domina incontrastata una lamentosa, inadeguata, cantilenante voce femminile. Non me ne voglia Elvyne Lorient, nuova arrivata nella giovane band francese. In fondo, potrebbe dirmi lei, il mondo metal è pieno di voci esattamente uguali alla sua. E avrebbe tristemente ragione. Tutto ciò che di buono viene fatto alle sue spalle da musicisti preparati e tosti viene infatti vanificato dalla solita nenia eterea che annulla l’efficacia di qualsiasi linea vocale, esattamente come succede in decine e decine di altri dischi tutti uguali.
Ma io sono sinceramente stanco di sentire dischi tutti uguali. Davvero, eh, basta. Non lo consente il mercato, non lo consente la cultura media dell’utente metal, non lo consentono le band che questo genere l’hanno inventato e giustamente ne rivendicano la paternità. Se a voi piace, tenetevelo. Ma se davvero apprezzate secondo me avete già sulla mensola almeno 10 album identici a questo.
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