Gli
Anthenora hanno ben capitalizzato i risultati del loro precedente demo "General's Awakening", arrivando piuttosto velocemente al contratto con l'etichetta spagnola Locomotive Music.
The Last Command" è il diretto erede di quel demo, dal quale però non recuperano nessuna canzone. Beh, almeno questo è quello che sembrerebbe a prima vista, dato che malgrado "The Savior" non appaia nella tracklist (e con questo spero di non rovinare la sorpresa a nessuno), la si può invece ascoltare a pochi minuti dal termine di "The Fortress". Come già rilevato al tempo di "General's Awakening", il gruppo piemontese è riuscito nell'intento di tenere a bada la propria componente Iron Maiden, facendosi prendere la mano solo in alcuni degli assoli della ben assortita coppia Pomero/Bruni (vedasi "General K" o "Operation Sea Lion"). Poco male, anche perché questo è un aspetto oramai consolidato nel loro DNA e che gli Anthenora continuano a portare avanti dal vivo (ricordo che qui in Italia sono una delle più apprezzate cover band dei Maiden), suonando anche diverse date assieme a Nicko McBrain nel suo "Total McBrain Damage" tour.
Accantonate le influenze di gruppi tedeschi come Iron Savior o Primal Fear, che avevo invece intravisto sul demo, rimangono evidentissime quelle provenienti dall'oltreoceano. Si tratta del roccioso Power Americano di gruppi come Warrior o Jag Panzer ("Dark Alliance" o "Foreteller") e con qualche reminescenza del "vecchio" speed-thrash nelle ritmiche, presenti ad esempio sull'aggressiva "The Last Command" o sulla meno veloce, ma ancor più cattiva, "Prophet Of Sorrow". Forse mi sbilancerò troppo nel voler cogliere anche un paragone con i WASP più cattivi, che ho individuato nel refrain di "Hunter". In ogni caso Luigi Bonansea, con il suo tono roco ed impostazione aggressiva, ha più aspetti da condividere con il carismatico Blackie Lawless, che con la stirpe di cantanti puliti e tecnici, ed infatti, quando gli Anthenora sono alle prese con brani dei Maiden, Luigi si è sempre dimostrato più a suo agio con il repertorio di Paul DiAnno che con quello del periodo successivo.
Tornando al disco sono veramente poche le cadute di tono, concentrate sopratutto nel finale, in parte su "Machines Of War" e più che altro sulla noiosetta "The Fortress", quest'ultima un tentativo poco riuscito di brano epico, riscattato però dalla presenza della già citata ghost track. Peccato quindi per un finale di disco in cui non si riesce a ripetere quanto di buono era stata fatto nella prima parte, dove la titletrack e "Operation Sea Lion" avevano davvero fatto la differenza.
A conti fatti, e trattandosi di un debutto, c'è comunque da essere pienamente soddisfatti. Meritati complimenti quindi agli Anthenora.
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