Terzo disco per gli irlandesi Abaddon Incarnate, band dedita ad un grindcore che sta a metà strada tra il vecchio approccio di band come i Napalm Death ed il nuovo di altre come i Nasum. La band dal punto di vista compositivo non propone nulla di nuovo, si limita a fare il proprio compito in maniera del tutto onesta, questo si, ma pur sempre in modo ordinario. Il difetto di personalità sta anche nell’essersi affidati alla produzione di Mieszko dei Nasum e dei suoi Soundlab Studios, dove praticamente oramai vanno tutti e dove tutti oramai escono con lo stesso suono, il quale è di chiara derivazione Nasum. Ciò comporta un appiattimento che si rispecchia nella immobilità compositiva della band, la quale non sa andare oltre quello che si è già sentito miliardi di volte. È pure vero che non ci si può attendere che gli Abaddon Incarnate sfornino un capolavoro di proporzioni cosmiche, tuttavia non basta la sola “1756”, col suo finale costituito da un buon arpeggio melodico, a nobilitare un disco che, seppure abbastanza variegato per via di un mood thrashy e di alcuni sfuriate brutal death, non desta una grossa impressione, anche perché, a dirla tutta, l’intensità non raggiunge mai i livelli di guardia, se si eccettua qualche episodio sporadico e casuale come nel caso di “Entrusted With Disgust”. Non che gli Abaddon Incarnate non provino a lacerarci i timpani col loro assalto, è solo che risultano sterili, come voler abbattere un muro a mani nude. In definitiva un disco che è abbastanza trascurabile, anche se non dubito che gli amanti di queste sonorità possano trovarvi pane per i loro denti.
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