La multinazionale italo-austro-finlandese del Grindcore, con base a Stoccolma, conosciuta col nome di
Afgrund torna tra di noi con il suo terzo album di lunga durata con lo scopo preciso di annichilire l'ascoltare.
"The Age of Dumb", che a scanso di equivoci si candida come miglior uscita grind del 2012, è semplicemente un lavoro dirompente nella sua ferocia ai limiti del parossismo.
Il suo impatto e la sua energia lo rendono dannatamente irresistibile per quanto non si possa certo parlare di originalità in una proposta molto in linea con la tradizione.
Quello che, tuttavia, trovo particolare e che mi fa impazzire di questo gruppo è il suo suono "svedese", per intenderci quello a motosega, che viene abilmente amalgamato con le componenti grind/hardcore che fanno parte della miscela sonora offertaci dai nostri.
Qui non troverete abbellimenti di sorta o inutili ghirigori: tutto è semplice, diretto, immediato, distruttivo.
L'alternarsi di scream e growl, le velocità assassine spezzate da rallentamenti sulfurei di scuola death, una genuina carica rivoluzionaria che si poggia su una batteria che è un martello pneumatico, vanno a costituire un puzzle di schegge impazzite che feriscono le orecchie nella loro belluina carica esplosiva che, come sempre, urla sprezzante, ma anche ironica, contro le brutture della nostra società.
Gli
Afgrund non sono solo capaci di picchiare duro, per quanto lo facciano in maniera sublime, ma riescono a costruire brani anche articolati, nei limiti del genere si intende, nei quali è possibile ascoltare una evidente perizia tecnica ed una certa inclinazione per la "melodia".
Prendete, ad esempio, la prima parte di un brano come
"He Who Plants Sorrow" e vi renderete conto di come questi quattro folli siano in grado di dare vita a canzoni che molti gruppi death più blasonati si possono scordare.
Certo, quello che rimane dopo l'ascolto di un disco come questo è la sua violenza senza compromessi, ma l'analisi più attenta ci svela un'anima più articolata e più affascinante che si annida sorniona nei 26 minuti di durata dell'album.
Chiunque ami i
Nasum più hardcore, chi abbia le pareti tappezzate di poster dei
Rotten Sound o abbia nostalgia di quel suono svedese dei primi anni 90 deve avere
"The Age of Dumb".
Senza nemmeno pensarci.
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