Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:26 min.
Etichetta:Willowtip Records

Tracklist

  1. LIFE AND DEATH OF A BROILER
  2. LIVING THE NIGHTMARE
  3. THE MIGHT OF A NATION
  4. H.A.A.R.P.Y.
  5. BEAUROCRAP
  6. CARNIWARS
  7. GENOCIDE TO GLORIFY
  8. REPAINT THE TRUTH
  9. AN AGGREGATION OF MISFORTUNE
  10. DISCORPORATE
  11. THE WAR ON DRUGS
  12. PLANET MONSANTO
  13. LE GRAND ILLUSION
  14. NUCLEAR HAZZARD
  15. LIFE BANNED
  16. BULLETS ARE FOREVER
  17. HE WHO PLANTS SORROW
  18. THE CARRIER

Line up

  • Armin Schweiger: Vocals
  • Olli Nokkala: Guitar
  • Enrico Marchiori: Bass, Vocals
  • Panu Posti: Drums

Voto medio utenti

La multinazionale italo-austro-finlandese del Grindcore, con base a Stoccolma, conosciuta col nome di Afgrund torna tra di noi con il suo terzo album di lunga durata con lo scopo preciso di annichilire l'ascoltare.

"The Age of Dumb", che a scanso di equivoci si candida come miglior uscita grind del 2012, è semplicemente un lavoro dirompente nella sua ferocia ai limiti del parossismo.
Il suo impatto e la sua energia lo rendono dannatamente irresistibile per quanto non si possa certo parlare di originalità in una proposta molto in linea con la tradizione.
Quello che, tuttavia, trovo particolare e che mi fa impazzire di questo gruppo è il suo suono "svedese", per intenderci quello a motosega, che viene abilmente amalgamato con le componenti grind/hardcore che fanno parte della miscela sonora offertaci dai nostri.
Qui non troverete abbellimenti di sorta o inutili ghirigori: tutto è semplice, diretto, immediato, distruttivo.
L'alternarsi di scream e growl, le velocità assassine spezzate da rallentamenti sulfurei di scuola death, una genuina carica rivoluzionaria che si poggia su una batteria che è un martello pneumatico, vanno a costituire un puzzle di schegge impazzite che feriscono le orecchie nella loro belluina carica esplosiva che, come sempre, urla sprezzante, ma anche ironica, contro le brutture della nostra società.

Gli Afgrund non sono solo capaci di picchiare duro, per quanto lo facciano in maniera sublime, ma riescono a costruire brani anche articolati, nei limiti del genere si intende, nei quali è possibile ascoltare una evidente perizia tecnica ed una certa inclinazione per la "melodia".
Prendete, ad esempio, la prima parte di un brano come "He Who Plants Sorrow" e vi renderete conto di come questi quattro folli siano in grado di dare vita a canzoni che molti gruppi death più blasonati si possono scordare.
Certo, quello che rimane dopo l'ascolto di un disco come questo è la sua violenza senza compromessi, ma l'analisi più attenta ci svela un'anima più articolata e più affascinante che si annida sorniona nei 26 minuti di durata dell'album.
Chiunque ami i Nasum più hardcore, chi abbia le pareti tappezzate di poster dei Rotten Sound o abbia nostalgia di quel suono svedese dei primi anni 90 deve avere "The Age of Dumb".
Senza nemmeno pensarci.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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