Stanno venendo a prendervi e vi porteranno… allo zoo!Niente gabbie, tranquilli, ma uno zoo selvaggio, cruento, fatto di suoni alterati e dominato da… CONIGLI!!!
Secondo atto per i
Rabbits, trio sludge e noise rock proveniente da Portland; in poco meno di mezz’ora si sviluppa un album eccentrico che attinge gran parte della sua forza nell’hardcore vecchia scuola, in un approccio violento al noise, ma che comunque presenta una discreta componete atmosferica, per lo meno in alcuni brani, nonché al punk dei bei tempi andati.
Riff aggressivi, compatti e martellanti e una batteria maltrattata fanno da sfondo a un cantato rauco e graffiato per un sound composito seppur minimalista;
Bites Rites trasuda rabbia e violenza già a partire dalle lyrics incentrate sullo scontro sociale, sulla lotta tra uomini dettata da un malessere di fondo sottolineato dai motivi distorti che esprimono un’insolita vena a suo modo psichedelica, capace di esprimere ribellione nei passaggi più accelerati e angoscia nei tratti lenti.
L’album contiene tre cover che rimandano agli anni ‘80: la prima,
“Meth Valley 99”, è la versione claustrofobica targata Rabbits di “Death Valley 69” realizzata dai Sonic Youth e Lydia Lunch nel 1984 ispirandosi ai delitti di C.Manson & co. A seguire
“2.35” degli Spacemen 3, e per concludere
“What’s Going On” degli Husker Du. Quanto ai brani tutti loro spicca
“Move Her Body”, tutto il peggio dei Rabbits sparato fuori in meno di un minuto, e in netto contrasto
“On Mars II” rappresentazione strumentale di un miraggio mescalinico.
Disco irruento, casinista e incasinato che comunica paranoie, deviazioni e follie in una vampata rapida e sconcertante.
Si è aperta la caccia e stavolta le prede siete voi! Tana per i Rabbits!
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