Spesso il destino gioca strani scherzi, e può capitare che un gruppo di grande valore passi quasi inosservato agli occhi del grande pubblico. E così, dopo aver contribuito in maniera fondamentale a dare vita alla scena Progressive Metal italiana, con due dischi di eccezionale qualità (“Headquake” e “El Niño”), gli Eldritch avevano deciso di cambiare completamente le carte in tavola, sfornando un disco intenso ed inaspettato come “Reverse”, in cui la formazione toscana, persi due musicisti del calibro di Oleg Smirnoff ed Adriano Dal Canto, abbandonava le sonorità progressive degli esordi in favore di un sound più moderno, particolarmente influenzato dalla scena Thrash americana e dalle sonorità che negli ultimi anni hanno fatto la fortuna dei cosiddetti gruppi dell'ondata “New Metal”. Purtroppo le cose non andarono nel modo sperato e molti, tra fan del gruppo e critici del settore, accolsero in malo modo quello che poteva sembrare un tentativo di rendere più “commerciale” (termine di difficile interpretazione in campo musicale) la proposta della band, ma che in realtà dimostrava la volontà di cercare nuove soluzioni, di uscire dagli schemi. A distanza di tre anni da “Reverse” gli Eldritch tornano a far parlare di loro con “Portrait of the Abyss Within”, il primo disco del gruppo per Limb, e sin dai primi minuti dell'album appare evidente un fatto di notevole importanza: il complesso ha fatto tesoro dell'esperienza del disco precedente, minato da un songwriting non particolarmente ispirato, e sembra aver trovato la formula giusta per conciliare le nuove sonorità e lo spirito “progressive” del passato, arricchendo il tutto con passaggi che ricordano gli ultimi lavori di Dream Theater e In Flames. “Portrait of the Abyss Within” è un ottimo album, potente ed aggressivo, con una produzione vigorosa, suonato con grande passione e impreziosito dalla performance del singer Terence Holler, autore di una prestazione sofferta e graffiante. Si evidenzia però una certa ripetitività nelle composizioni, un difetto che impedisce al disco di raggiungere il massimo dei voti, ma che ci permette di guardare con fiducia al futuro della band toscana: il prossimo disco potrebbe davvero essere quello della consacrazione!