Il quarto disco in studio degli svedesi
Evocation si presenta con una copertina che sembra palesemente ispirata a "Testimony Of The Ancients": chi ha ancora sentito la musica proposta dal gruppo però sa che i Pestilence c'entrano poco, dal momento che questi svedesi sono decisamente più accostabili agli
At The Gates di "Slaughter Of The Soul". Così è stato fino ad ora, e così è pure oggi dopo 21 anni di attività e svariati cambi di etichetta. Gli Evocation quindi rimangono fedeli alla linea del death metal melodico di matrice svedese dei primi anni novanta, che ha visto proprio negli At The Gates la propria formazione di punta: numerose sono le similitudini ed i rimandi in termini di riffing e struttura dei brani al gruppo guidato da Tomas Lindberg, tra furia death metal e uno spiccato (ma non troppo) senso melodico che pervadono tutte le dieci tracce di
"Illusions Of Grandeur", con la inevitabile conseguenza che il disco non inventa nulla di nuovo. Pezzi come l'opener, "Well Of Despair", "Divide And Conquer", "Metus Odium" o "I'll Be Your Suicide" ricalcano in maniera fedelissima gli stereotipi dello swedish melodic death metal, ma se da una parte lo fanno con personalità praticamente assente, dall'altra si rivelano piacevoli all'ascolto nonostante la loro derivatività. D'altronde l'originalità non è mai stata una prerogativa degli Evocation, che giunti al quarto album possono vantare comunque una discografia priva di passi falsi, un lusso che non troppe band possono permettersi di questi tempi.
Per i nostalgici del genere gli Evocation sono ormai una garanzia, pertanto l'acquisto di "Illusions Of Grandeur" può regalare 41 minuti di piacevole death melodico; se invece siete ascoltatori più esigenti, alla ricerca di nuove sonorità e sensazioni, questi svedesi non fanno decisamente al caso vostro.
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