Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2021
Durata:45 min.
Etichetta:Season Of Mist Underground Activists

Tracklist

  1. MIKE THOMPSON: GUITARS, VOCALS
  2. BEAU BRANDON: DRUMS
  3. RAFAY NABEEL: BASS
  4. DAN CAYCEDO: GUITARS, VOCALS

Line up

  • By Tooth In Tongue
  • The Predation
  • Dissolve
  • Casting In Wait
  • Passing Through...
  • ...The Long Hurt
  • Verloren
  • From Ashes Shores

Voto medio utenti

Quinto album per gli americani originari della Georgia, un disco oscuro, nero e doloroso.
I quattro rinnovano il sodalizio con la francese Season Of Mist attraverso la divisione Underground Activists; questo album è pregno di negatività e rabbia.
Se guardate la copertina, non è la “solita” che contraddistingue certe uscite di metal estremo; il busto della statua centrale è di spalle come a essere indifferente al resto e guardando forse con afflizione la catasta davanti di ferro e legno distrutta illuminata da una luce cupa.
Ecco questo è uno dei significati di questo album di soli otto pezzi; la cupezza, la pesantezza non solo sonora, soprattutto emotiva che i quattro sanno evocare è reale, tangibile.
Basta sentire l’apertura “By tooth in tongue”, pezzo livido di doom/ death metal con schegge black.
Le chitarre sono un muro distorsivo, compresso con le due voci tra scream e growl a intersecarsi urlando rabbiosamente.
All’interno c’è anche un intervento pulito ma messo sullo sfondo e con un solo di chitarra melodico a contrastare il suono più gravoso e marcio.
The predation”, cambia le carte in tavola con una scudisciata sonica; brano furioso di blackened death metal con uno scream indecifrabile e tonnellate di riffing scurissimi.
Anche qui il growl profondo fa capolino con sezioni in blast beats; il brano poi decelera verso un doom soffocante e senza uscita.
Casting in wait” parte con dei riff trattati, filtrati per poi riprendere la marcia plumbea, gravosa e colma di dolore e negatività.
All’interno troviamo anche attacchi irosi in blast beats con le screaming vocals farsi agghiaccianti; unica nota melodica i solos di chitarra piazzati a metal del brano.
Passing through...” è più una luna introduzione rumorosa e rumoristica al calor bianco che porta verso “…The long hurt”, che una canzone vera e propria.
Ecco, la titletrack sembra partire con un piede ancora granitico e senza via d’uscita ed invece stupisce con una strumentale acustica dove il riff elettrificato è posto in sottofondo rispetto alla parte arpeggiata e melodica.
Tirando le somme, gli statunitensi hanno fatto un gran bel disco, ribadisco la cupezza del suono e la sensazione di smarrimento e negatività; ottimo accompagnamento nelle giornate temporalesche estive.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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