Ecco uno di quei dischetti che non gli daresti una cicca… a scatola chiusa potrei affermare di aver visto una copertina ed una in lay card più adatte ad un carnevale che ad un album. Ma per fortuna il quadro cambia, sviluppandosi l’idea che potrebbe non essere male, almeno sfogliando il booklet (lo stampo elettronico comincia a farsi largo), per poi essere catapultati in un mondo sospeso non appena si spinge il sacro tastino play nel lettore cd. Il duo greco con questa quarta release della propria storia riesce a stupire per la delicatezza delle armonie, per la morbidezza del suono e per la pacatezza del mood, quasi timido nell’uscire dalle casse dello stereo. Sensazioni dilatate, movimenti lenti, atmosfere in bilico tra il lounge, l’easy listening, il minimale e lo sperimentale, pronte per essere assaporate come un caldo Rhum alla fioca luce di una candela in un Jazz Club di basso borgo. Questo ‘Julian’ potrebbe avere lo stesso target di ascoltatori che hanno Anathema, Ulver e Depeche Mode (giusto per darvi un’idea della qualità sonica di Swan Christy), ma paradossalmente parlando, potrebbe risultare ancora più ostico e più, concedetemi il termine, estremo e difficile di quanto si potrebbe pensare. Musica per respirare, per riflettere, per soppesare la spiritualità senza scadere nella New Age o nella musica tribale, per concentrarsi su se stessi nello spazio di 40 minuti. Se siete in cerca di elettronica facile ed immediata non aspettativi dagli Swan Christy la giusta risposta alla vostra domanda, ma se al contrario volete un qualcosa da riscoprire ad ogni ascolto, un qualcosa definibile in “musica adulta” (bruttissimo termine, lo so, ma rende bene il concetto che voglio esprimere), non vi resta che assaporare questo prezioso spaccato di Grecia.