Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2009
Durata:46 min.
Etichetta:Sub Sound Records

Tracklist

  1. IN CHE DEPRESSIONE SUONO
  2. SVASTIKA
  3. ORIGHAMI
  4. BOCCA DI FUOCO
  5. GAS MOSTARDA (AMMONIACA )
  6. SPACCA LO SPECCHIO
  7. ERBETA IL GIGANTE GASSOSO
  8. IMMENSA
  9. RAMMARICHI (MOLTOTOSSICO)
  10. NON TORNARE A CASA
  11. SOPHIA
  12. BROMURO (FANKULO TUTTO)
  13. POTREI UCCIDERE UN CANE
  14. UN PERSO
  15. INFERNALE

Line up

  • Bre Beskyt Dyrene: all instruments

Voto medio utenti

Sin dalle prime note di “In che depressione suono”, la follia geniale e disturbata di Bre Beskyt Dyrene mi si dipana davanti, per la seconda volta, dopo l’esordio malato e (con)turbante di “Un Caso Isolato”. E sin da subito mi accorgo che le coordinate sonore di quest’artista romano schizoide e deviato non sono mutate più di tanto, anzi, se possibile si sono ancor di più esacerbate, nel suo odio verso la vita ed il mondo, nel suo urlare elettronico ed industriale, nella cattiveria che spruzza fuori come pus da una piaga purulenta, nella rabbia e lo schifo verso se stesso e verso il mondo in cui si trova. Amici metallari di poweriana fede, state alla larga da un lavoro malato, costruito ad arte attorno ad una figura carismatica come il primo reverendo Manson, a cui Bre fa, a mio avviso, molto riferimento in quanto a costruzione del personaggio. Musicalmente, il genere è un crossover tra il nu dei Korn e la follia schizoide dei NIN o di Marylin Manson prima era, condito, come detto, da un cantato urlato all’inverosimile, carico e furente, ma sempre convinto delle parole che pronuncia; cantato, peraltro, che usa la lingua italiana in maniera volutamente distorta ed impoverita, fornendo scarne rime che, a leggerle così sul booklet, ti verrebbe quasi da ridere, ma a sentirle gridate in maniera disperata ed angosciante, acquistano lo spessore ed il pathos che era loro destinato.

Quindici brani, che sanno alternare sprazzi di lucida follia a misteriose ballate disturbate ed alienanti, in un crescendo di angoscia. L’album, peraltro è prodotto ottimamente, e si fregia del mastering di John Golden (Faith No More, Neurosis, Melvins, Primus ecc.), che garantisce al platter una resa sonora molto, molto buona.

Insomma, due su due per il progetto Aquefrigide, lontano dai cliché del metal di stampo classico, ma molto interessante ed innovativo, per la sua veste spaventosa e graffiante, che non teme di guardare allo specchio la propria faccia deforme e mostruosa. Solo per palati forti.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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