Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2012
Durata:64 min.
Etichetta:Bakerteam Records

Tracklist

  1. RISE ABOVE
  2. TEARS OF PAIN
  3. NEVER TURN BACK
  4. HAUNTING THE SINNER
  5. LORDS OF WORLD
  6. HIT IN TIME
  7. CHAINED
  8. PRAY FOR YOU
  9. REMORSE
  10. VOODOO RITES
  11. SNOWBLIND
  12. HEADLESS CROSS

Line up

  • Ramon Sonato: vocals
  • Nick Savio: guitars
  • Dave Cestaro: bass
  • Camillo Colleluori: drums
  • Simone Giorgini: keyboards

Voto medio utenti

Ancora un giro, ed un'altra corsa.

E, infatti, gli Hollow Haze risalgono compatti (finalmente la formazione non ha patito alcun turnover) sulla giostra, e quando la musichetta parte, si ha subito l'impressione che qualcosa sia cambiato.

In meglio.

Staccato il biglietto per il loro quarto album, gli Hollow Haze ci mettono un po' a darne prova, giusto il tempo di lasciar scivolare via l'intro "Rise Above", e piazzano un brano che pur presentando nel suo D.N.A. evidenti tracce priestiane non rifugge altre soluzioni, con risultati che fanno del Power moderno di "Tears of Pain" uno dei momenti meglio riusciti e più rappresentativi del disco.

Ma non è certamente l'unico brano a meritarsi elogi, e se "Never Turn Back", "Lords of World" o la più diretta "Hit in Time", si limitano a fare il loro sporco dovere, troviamo episodi che fanno la differenza come "Haunting the Sinner" o l'accoppiata "Remorse" e "Voodoo Rites", con le loro pulsazioni ritmiche ed una prova spettacolare di Alex Sonato (che ad ogni modo si mantiene sugli stessi livelli per tutta la durata del disco), oppure come "Pray for You", che al di là delle sue strutture articolate e powereggianti si presta ad un guitarwork che flirta apertamente con l'Hard Rock, ed anche "Snowblind", che pur non essendo la classica ballad è il brano che maggiormente concede spazi alla melodia.

E gli Hollow Haze non deludono nemmeno quando, a sorpresa (ammetto: stavolta dopo che su "End of a Dark Era" si erano rivolti ai Rainbow, mi sarei aspettato i Judas Priest), per la cover che piazzano in chiusura del disco, puntano sui Black Sabbath rendendo il giusto omaggio alla stupenda "Headless Cross".

Non ci sono dubbi che "Poison In Black" sia frutto di una formazione compatta e sempre più in grado di fare la differenza.

Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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