Copertina 8,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2012
Durata:67 min.
Etichetta:Prophecy Production

Tracklist

  1. JIND DE TRONURI
  2. FLĂCĂRARII
  3. E-AN-NA
  4. CALEA ROŢILOR DE FOC
  5. PâNDARUL
  6. ZUH
  7. CUMPĂT
  8. DOJANĂ

Line up

  • Flavius Misarăş: Bass, Vocals (Backing)
  • Ovidiu Mihăiţă: Drums, Percussion
  • Sol Faur: Guitars, Keyboards, Hammered Dulcimer, Toaca
  • Hupogrammos : Vocals, Guitars, Keyboards, Hammered Dulcimer, Mandola, Percussions
  • Gallallin: Keyboards, Hammered Dulcimer, Vocals (Backing)

Voto medio utenti

Probabilmente il nome Dordeduh non dirà niente alla maggior parte di voi dato che il gruppo, dopo un EP del 2010, è al suo esordio discografico sulla lunga distanza.
Sarebbe un peccato, tuttavia, non prestare attenzione ai nostri, soprattutto considerando che dietro questo monicker "strano" si celano, tra gli altri, due personaggi come Hupogrammos e Sol Faur provenienti dai grandissimi Negura Bunget, i quali, all'indomani dell'uscita dal celebre gruppo, hanno dato vita a questo nuovo progetto che si candida, prepotentemente, come uno dei massimi esponenti del folk/black metal dei giorni nostri.

"Dar De Duh" è, infatti, un album semplicemente meraviglioso: evocativo, misterioso, affascinante, avvolgente, in grado di donare emozioni con una semplicità disarmante.
La proposta dei rumeni non è ascrivibile, con facilità, al genere che vi ho menzionato prima.
Qui non siamo di fronte ad un black metal abbellito da ricami folkloristici come spesso accade, no, qui abbiamo una fusione perfetta tra tradizione popolare e musica dura, senza che l'una prenda il sopravvento sull'altra.
"Dordeduh" è, più o meno, traducibile come bramosia per lo spirito, uno spirito fortemente legato alla terra d'origine del gruppo, una nazione verso la quale si alza, altissimo nel cielo, un grido di amore e di appartenenza fortissimi.
Il gruppo non si limita a suonare la sua musica, ma la vive.
Vive della ricchezza di un paese e di un popolo ricchi di tradizione e di fascino arcano, elementi che vengono omaggiati da un album che è un lungo viaggio verso l'essenza del nostro spirito.
I costanti intrecci di misteriose tastiere, vicine ai Dead Can Dance e alla loro world music, accelerazioni brutali ed epiche come i migliori Enslaved che furono, strumenti del folklore rumeno, arpeggi lontani e suadenti, voci sussurate, urlate, carezzevoli, brutali, cori popolari, creano un magma di emozioni e di sentimenti che prorompono da ogni singola nota dei, lunghi, brani di questo album senza che mai ci sia una vera predominanza di un elemento sull'altro.
Ogni singolo tassello dell'album è funzione dell'altro.
Un tutt'uno armonico.

Mi è veramente molto difficile rendere con le parole quello che significa questo disco.
Quando la passione, l'ispirazione, il gusto per il dettaglio si fondono in un modo così mirabile, così stupefacente non c'è altro da fare che sedersi, chiudere gli occhi ed emozionarsi vagando per terre lontane che in realtà sono dentro di noi.
Il fascino di un album come questo è tutto qui: è nell'animo di ognuno di noi pronto da essere svelato se cercato nel giusto modo.
La ricerca dello spirito qui si fa concreta, pura, meravigliosa e la musica diventa una vera discesa in noi stessi.

Non ignorate questo gioiello.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 11 ott 2012 alle 12:47

Ho ascoltato a più riprese l'album e devo dire che, pur amando i Negura Bunget, questa nuova incarnazione nn mi è piaciuta poi molto. Ammetto di avere una certa idiosincrasia con il folk in generale dunque nn riesco ad apprezzare fino in fondo l'enorme sforzo compositivo profuso. Cmq credo che gli amanti di sonorità folkeggianti avranno di che divertirsi, buon per loro!

Inserito il 10 ott 2012 alle 22:11

Aspettavo questo disco da OM dei Negura Bunget. I pezzi del 7" lasciavano bene sperare. Sarà certamente uno dei miei prossimi acquisti.

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