Un po' troppo
sguaiati per i miei gusti i
This or The Apocalypse piazzano, sempre per la Lifeforce Records, quello che è il loro terzo album, nuovamente all'insegna di un Metalcore che potrà accattivarsi le simpatie di chi già apprezza gruppi come August Burns Red, Bury Tomorrow, Bring Me The Horizon o Dillinger Escape Plan.
Detto che quando pestano... pestano, le cose migliori sembrano comunque venire fuori nel momento in cui provano a
mitigare la loro ferocia musicale con accenni vagamente melodici come avviene in occasione di "In Wolves" o della conclusiva "Hard Branch to Snap" (per alcune linee vocali) o "Americans" (nel guitarwork).
Vista la schizofrenia che tende a straripare dai solchi di "Dead Years", risulta difficile - se non impossibile - andare a distinguere tutte le influenze e gli spunti che la formazione statunitense riesce, ad esempio, a spingere ed a far convivere in un brano come "Hate the Ones You Love", tuttavia è sicuramente apprezzabile notare come i This or The Apocalypse non siano alla continua ricerca del refrain accattivante ed a effetto.
Non che per le altre canzoni i This or The Apocalypse facciano chissà quali sforzi per contenere il proprio songwriting, nascono così pezzi ben poco canonici - anzi al limite del caotico - come "Gaunt and Fierce" o "Kill 'em With Guidance".
Ed alla fine appare evidente come "Dead Years" non sia un album da ascoltare con superficialità, ma direi nemmeno con troppa attenzione... pena il rischio di finire attirati dal vortice dell'Apocalisse.
Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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