Crossfade è il nome dell'ennesimo progetto AOR proveniente dalla Svezia. Nasce nel 1999 per opera del chitarrista Lars Hallbäck e del tastierista Richard Stenström, cui presto si unisce l'eroe nazionale Goran Edman. Il team viene poi completato dai fratelli Sven e Per Lindvall, rispettivamente al basso e batteria.
"White On Blue", album d'esordio, non è solo AOR con venature west-coast: contrariamente alla maggior parte dei loro colleghi, i Crossfade danno grande importanza alla sezione ritmica che riveste un ruolo di primo piano (non a caso i fratelli Lindvall sono tra i più stimati musicisti di Svezia), e aggiungono addirittura una sezione di fiati che dona all'intero lavoro una marcia in più. Edman può considerare "White On Blue" come una delle sue migliori performance vocali: se in passato ha dimostrato di poter passare dal metal (Malmsteen) al prog (Karmakanic), oggi fa sfoggio di una grande maturità mai avuta prima. Altro non trascurabile pregio di "White On Blue" è il non fare abuso di cori apocalittici, caratteristica inflazionata dalla maggioranza degli act AOR. Le influenze variano dai Toto ai primi Chicago con qualche punta di blues e persino di Jazz. L'opener "The Day The Music Died" è un pianto discreto per i fatti dell'undici settembre, un brano soft con una bella interpretazione di Edman e un riuscito connubio tra chitarre elettriche e acustiche. Segue "Did You Really", pericolosamente simile nelle chitarre e nelle tastiere a "Rosanna" dei Toto e "Vanity Fair", brano pacato e probabilmente studiato per essere trasmesso in radio. "Flying" è il tributo dei Crossfade al jazz, tripudio di fiati e di basso in evidenza, seguito da "A Deeper Shade Of Love" una suadente ballad voce/piano, molto intensa. "Thorns Of Life" scorre senza distinguersi troppo se non per l'interpretazione di classe di Edman ed è seguita dalla semi-ballad "Loving Eyes" con i suoi cori accattivanti e una buona dose di dolcezza. Ancora un brano lento, "Time", prosegue la scaletta precedendo "Don't Really Matter", track marcatamente west-coast, stile Street Talk, e purtroppo banale e piatta. Chiude "You" che recupera, seppure in modo blando ma consono alla struttura dell'album, un po' di velocità e toni pseudo-hard.
L'impressione che si ha su "White On Blue" è che gli episodi che meno ricalcano strade già troppo percorse siano quelli meglio riusciti.
Senza dubbio voce e strumenti funzionano in modo perfetto: il secondo lavoro dei Crossfade è già in preparazione, c'è da sperare che decidano di sperimentare sempre di più...
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