In attività da quindici anni, i
Kalevala sono una rodata formazione italiana di folk rock, che ha accumulato parecchio materiale discografico. Questo è il loro terzo album, ad un anno dal precedente “I musicanti di Brema”, e ci mostra un gruppo dalla personalità consolidata sia sotto l’aspetto prettamente musicale che in quello lirico e concettuale.
Prevale l’utilizzo di strumenti classici del genere, come il flauto o la fisarmonica, inseriti in un contesto ritmico di tipo rock/metal. I brani sono brevi ma sempre curati, al loro interno emergono chiari riferimenti al folklore irlandese, scozzese, britannico, senza dimenticare la tradizione popolare mediterranea. Talvolta s’impone l’atmosfera dei cantastorie, cenni che ricordano i menestrelli medioevali, in altri momenti sovvengono alla mente nomi storici come Focus o Jethro Tull, vedi uno dei pezzi meglio riusciti come “Dinamite”. Insieme troviamo trame più elettriche e nervose, che confermano le moderne tendenze metalliche del genere.
Non mancano certo i riferimenti culturali, a partire dalla rilettura di un brano di De Andrè basato sul famoso sonetto “S’ì fosse foco” di Cecco Angiolieri per arrivare ad una “Waterloo” cantata in francese, passando dalla ottima “Come Dio comanda” il cui testo è fortemente in polemica con Chiesa e religione. Troviamo anche i ritmi da marcetta che sovente vengono espressi in ambito folk, dalla celtica “Folk metal, baby!” alla zingaresca “Nigel’s got sword” fino allo strumentale conclusivo “U Golema” che profuma di aromi latini ed est-europei.
In effetti i Kalevala mostrano di volersi staccare dalla dimensione nazionale per un profilo più apolide e senza frontiere, tendenza che compare sempre più sovente tra le formazioni che si occupano di musica folk, popolare, occitana, country acustica, ecc, e che probabilmente possiede connotazioni anche sociali e politiche.
Indubbiamente la formazione è navigata, ispirata e conosce perfettamente la materia, pur se rimane la sensazione di una certa leggerezza ed esilità di fondo che limita l’impatto del disco. Comunque se vi piace il folk elettrificato e solare, vale la pena dare un ascolto al presente lavoro.
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