Quando ero piccolo, un losco figuro che per comodità chiameremo
Dany All mi contattò dicendomi che in un giorno lontano avrebbe formato una band chiamata
Fogalord (non ridete!) di cui mi avrebbe spedito il cd per una recensione.
Passarono circa 20 anni ed il tizio in questione, scusandosi per il ritardo, disse che ancora il progetto non era giunto a maturazione e che nel frattempo potevo sollazzarmi con l'altra sua band, i
Synthphonia Suprema e che di lì a poco sarei stato contattato anche per i Fogalord.
Dopo una brevissima attesa di altri 7 anni circa ecco che il losco figuro, che chiameremo sempre Dany All, si dichiara finalmente pronto a farmi ascoltare la sua creatura dedicata alla nebbia e qui entrano quasi sicuramente in ballo le origini di Reggio Emilia...
Dopo queste scemenze entriamo in dettaglio per parlare di "
A Legend to Believe In" che tra un lusco ed un brusco ha guadagnato l'attenzione della
Limb Music, mica pizza e fichi, la label per la quale sono usciti disconi come quelli dei
Rhapsody, dei
Galloglass,
Pagan's Mind,
Shadow Keep ed altre decine di meravigliose formazioni perlopiù dedicate al power metal.
Senza indugiare oltre vi dico immediatamente che questo disco ha guadagnato in una manciata di secondi la mia immediata esaltazione, trattandosi di un power metal scevro da qualsiasi velleità folk, pagan, sòuncazz, semplicemente un bellissimo power metal ultra melodico, con cori maestosissimi, doppia cassa a manetta, tastiere trionfanti e tanta tantissima epicità, ma sì proprio lei, quella che a notte fonda vi fa uscire nudi in terrazza con la vostra ascia a sfidare il sole...in attesa che sorga, ovviamente.
Oltre a Dany dei Synthphonia Suprema troviamo
Lorenzo Costi al basso e
Francesco Zanarelli alla batteria, più
Stefano Paolini alla chitarra, più una serie di ospiti come
Alessandro Lotta dei
Rhapsody,
Claudio Pietronik e Martino Garattoni degli
Ancient Bards,
Pier Gonella (
Labyrinth, Necrodeath, Mastercastle) e ciò che ci colpisce maggiormente la presenza di una corale, per la precisione
Corale Savani, composta da 40 elementi...avoglia a bombastic, altro che
Manowar!
Che le cose funzionino per il verso giusto lo si intuisce già dall'intro ma è "
At the Gates of the Silent Storm" a sancire che lo stile è quello giusto e ci lascia sorpresi l'ugola di Dany che credevamo solo un bravo, pazzo e visionario tastierista e che invece anche dietro al microfono si rende autore di una prestazione maiuscola, capace di picchi notevoli: non solo, in "
The Fog Lord", anch'essa davvero trascinante, viene affiancato da una soave ed angelica voce femminile che anche solo per pochi secondi impreziosisce un brano già di per sè perfettamente riuscito: la ritroveremo a fine disco nella delicata e struggente "
Our Last Nightfall".
Oltre ai brani sparati a mille c'è spazio anche per quelli più ritmati e "grounbreaking" come "
The Scream of the Thunder", a dir poco trascinante, mentre paradossalmente è la title track uno dei brani meno riuscito del lotto (insieme alla solo "carina" "
A Day of Fire"), sebbene protagonista di un chorus drammaticamente commovente e di assoli mozzafiato: personalmente ci fanno impazzire quei dischi che ripresentano più volte un tema lungo la loro durata, in diverse forme ed arrangiamenti (avete presente "
The Crimson Idol" dei
WASP?) ed è nella strumentale "
The Dark Prophecy" sparata a mille dal nostro stereo che ci vengono i brividi sulle braccia e lungo tutto il corpo, a significare ormai con certezza che "
A Legend to Believe In" ha colpito nel segno.
Nel finale trovano spazio i 15 minuti e passa della suite "
Of War and Resurrection", che presenta alti e bassi durante i suoi vari momenti (quando più diretti, quando più evocativi ed oscuri) ma che sancisce in maniera più che degna la conclusione di questo concept, interessante anche nelle liriche oltre che nella musica.
Un album che trova i propri punti di forza anche al di fuori della musica in senso stretto, con la produzione ottenuta agli
Zenith di
Frank Andiver, il mastering di
Luigi Stefanini ai
New Sin e la stupefacente veste grafica ad opera di
Felipe Machado Franco, già al lavoro con
Rhapsody, Blind Guardian, Rage ed Iron Savior, tanto per essere sicuri.
Il voto è "
limitato" ad 8 per via di una seconda parte del disco non all'altezza della prima quantunque più che soddisfacente: un lavoro che gli amanti del power metal più schietto, diretto, bombastico e sinfonico non possono lasciarsi sfuggire nella speranza che il prossimo passo dei Fogalord sia più equilibrato e quindi ancora più performante ma onestamente noi siamo già a posto così, con un titolo assolutamente nella nostra personale top 10 del 2012!