Il terzo ed ultimo capitolo della trilogia iniziata con
Sect(s) una anno fa e continuata quasi immediatamente con
The Desanctification è la classica gatta da pelare, un album che si fa prima ad ascoltare piuttosto che a parlarne. Tanta è la complessità, le sfumature e gli elementi che lo compongono. Allora, iniziamo con il dire che si tratta di un capolavoro; già solo dopo un ascolto sommario si è meritato l'inclusione nella mia top dieci di quest'anno. Il percorso che i
Blut Aus Nord hanno intrapreso in un paio di anni è chiaro: partire dal black metal per destrutturarlo dall'interno. In Sect(s) avevamo un black gelido e furioso, solo a tratti squarciato da soluzioni stilistiche di stampo ambient sperimentale, che già mostravano una volontà di trascendere il genere. The Desanctification è il logico passo avanti: il substrato black a tratti torna ma, intanto, si è trasformato in quel particolare mix musica epica, ambient e, appunto, black, che ha caratterizzato i primi Arcturus. In questo senso
Epitome XIV, opener di
Cosmosophy, si riallaccia ad
Epitome XIII: le zanzarose chitarre si sono dilatate, i suoni sono diventati più liquidi e riverberati; richiami black, anche se melodici, fa pensare ai vecchi Katatonia, passati al filtro noise, grigio ed opprimente, dei Godflesh. In Cosmosophy il sound originale è stato definitivamente sciolto.
Epitome XV parte con un trip hop vagamente noise ed una voce filtrata che parla in francese, passa ad un cosmico e siderale epic black molto melodico, fra Arcturus e Limbonic Art, finisce con un'ambient industrial di scuola Cold Meat Industry.
Epitome XVI parte con arpeggi acustici ed un tappeto di synth dalle atmosfere notturne, dark wave dagli accenti oscuri ed inquietanti; poi un post rock malinconico che richiama i Katatonia degli ultimi dischi, pur mantenendo sempre un accento epico di sottofondo, soprattutto nei cori, che diventa più evidente alla fine del brano, quando si vira di nuovo all'epic black.
Epitome XVII offre una boccata d'aria dal senso di oppressione. E' il pezzo più melodico mai composto dai Blut Aus Nord e, anche qui, i Katatonia dell'ultimo periodo si fanno sentire, anche nel cantato pulito, che ascoltiamo per la prima volta. Post rock, wave... Tappeti di chitarre che duettano con i tappeti di tastiere, arpeggi acustici, atmosfere glaciali ma ariose. Epitome
XVIII rappresenta la conclusione logica, eppure non scontata: quasi dieci minuti dello stesso giro musicale ripetuto, per un voluto effetto ipnotico, sottolineato alla fine, quando la musica cessa e passiamo ad ascoltare il mantra dato dalle oscillazioni basse di trombone tibetano. Le vibrazioni si propagano a spirale, partendo da un punto che vibra dentro di noi ed allargandosi verso l'esterno. Il viaggio iniziatico partito con Sect(s) ha raggiunto il culmine. Come procederà la band dopo una trilogia di questa portata, in cui ha dato fondo a risorse creative e sperimentazione?
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