Quarto album di lunga durata per i death metallers svedesi
Aeon che con il nuovo
"Aeons Black" ci assestano un altro bel calcio in faccia grazie alla loro musica senza compromessi.
La proposta del gruppo non ha niente a che vedere, infatti, con la scuola melodica del suo paese di origine, ma si rifà piuttosto a quella americana,
Immolation in particolare, risultando essere poco originale, indubbiamente, ma dannatamente efficace ed ottimamente suonata.
Il nuovo lavoro conferma gli
Aeon tra i migliori esponenti del death
duro e puro e lo fa attraverso una serie di brani diretti, con pochi fronzoli, che puntano tutto sull'impatto e su una serie di soluzioni chitarristiche che faranno la gioia degli estimatori dei newyorkesi citati in precedenza.
"Aeons Black" si muove, per la maggior parte del tempo, su tempi medi che amplificano l'impatto e l'imponenza di un suono che, in ogni caso, non rinuncia a puntate in territori in cui è la velocità a diventare protagonista.
L'atmosfera dell'album, che è sulfurea dall'inizio alla fine anche grazie all'uso affiancato di growl e scream, contribuisce al senso di soffocamento che si prova ad ascoltare una prova intransigente come questa anche se, va sottolineato, gli
Aeon sono anche capaci di aperture "melodiche" che danno un più ampio respiro al disco.
Chiunque ami il death metal americano, quello vero, troverà appagamento nei ritmi sincopati e diabolici di
"Nothing Left to Destroy", secondo me il pezzo migliore del lotto, o nell'incedere inarrestabile e devastante della title track o dell'opener
"Still They Pray", ed in genere non potrà che compiacersi di un disco perfetto nel suo essere intrappolato in un ben preciso genere: il
death metal.
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