Bastard Grave - Diorama of Human Suffering

Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2019
Durata:38 min.
Etichetta:Pulverised Records

Tracklist

  1. DROWNING IN AN OCEAN OF BILE
  2. DIORAMA OF HUMAN SUFFERING
  3. TRANSUBSTANTIATION INTO FECES
  4. INNER CARNIVORE
  5. LIFE IN THE SEWERS
  6. TRANSLUCENT VISIONS
  7. MADNESS OF CREATION
  8. NON​-​FUNCTIONING PILE OF ROT
  9. STENCH OF INFECTION

Line up

  • Maria: bass
  • Peter: drums
  • Andreas: guitars
  • Daniel: guitars
  • rickard: vocals

Voto medio utenti

Cosa potrebbe fare un gruppo dal nome Bastard Grave? Un pezzo di musica colta e sperimentale? Una hit estiva scemetta con trapper al seguito? Assolutamente no.
Per fortuna questi quattro svedesi dalle facce truci che annoverano una signorina al basso stanno nel solco della tradizione estrema del metal scandinavo.
Perché sono dei fieri sostenitori del più puro death metal svedese che affonda le sue radici nei Nihilist/Entombed, Dismember, Grave e compagnia brutta.
L’opener “Life in the sewers”, toglie ogni dubbio al riguardo con quel tipico riff segaossa da me amato.
Mid tempo pesantissimo, con chitarroni compatti e soprattutto un vocione cavernoso del singer Rickard.
Il solo é con una componente melodica ma in superficie perché la melodia è malata e maligna.
Translucent visions” ha la leggerezza di un panzer dato l’andamento iniziale del brano, per poi prendere quota con un mid tempo veloce e chitarroni gustosi.
Il brano nei cambi di tempo lenti e distruttivi, con aperture maligne, sembra figlio dei primi 90 quando questo genere spopolava; l’arpeggio maligno posto quasi in conclusione é una bell’aggiunta prima della conclusione tellurica con vocione cavernoso doppiato e solo d’ordinanza.
La titletrack é un mid tempo sorretto da un bel riff serrato e compresso, la marcia si fa anche lenta e asfissiante mentre le chitarre ricamano riffing di puro estremismo sonoro.
Il brano prende una piega cadenzata con un andamento che poi va sempre più appesantendosi.
Transubstantiation into feces”( che titolo!), apre con un arpeggio maligno per poi deflagrare con un riffone di saw guitar in un mid tempo cadenzato.
Il brano poi accellera in un brano serrato però con cambi di tempo lenti e dai riffing maligni e senza speranza alcuna.
L’ultimo “Stench of infection”, é un brano lento, elefantiaco sorretto da riffing maligni e che recano le stimmate del più malsano death metal.
Il brano poi ha un andamento cadenzato con il growl cavernoso del singer e le grattate tipiche delle chitarre; sul finale prende un andazzo elefantiaco, quasi death/doom con solo allucinato.
Porta novità un disco del genere? Assolutamente no, ma non é per forza che questo sia un male, qui non troverete innovazione ma devozione verso il più integro metal estremo del nord.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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