Tornano sul mercato discografico i
Cradle of Filth con quello che, escludendo EP e raccolte varie, è il loro
decimo album di lunga durata che suggella l'attesa di due anni che ci ha separato dal precedente album dei celeberrimi vampiri inglesi.
Il nuovo
"The Manticore and Other Horrors" era uno dei dischi più attesi dell'anno vista l'importanza del logo che vedete stampato sull'artwork del lavoro e certamente è uno degli album sui quali, maggiormente, si concentreranno le discussioni che infiammano il nostro amato mondo del metallo.
Inutile negare, infatti, l'importanza che i
Cradle of Filth hanno avuto, ed hanno, sulla scena black metal mondiale ed estrema in genere, grazie ad una musica che ha fatto proseliti in tutte le parti mondo ma che ha anche attirato le critiche più feroci verso la band del Suffolk per via del suo atteggiamento spesso
buffonesco che ha messo, più volte, in secondo piano le loro, indubbie, capacità artistiche.
Dopo una fase centrale di carriera caratterizzata da dischi che definire mediocri sarebbe riduttivo, i nostri sono stati in grado di ritrovare la retta via con un album molto importante come
"Godspeed on the Devil's Thunder" per poi confermare il loro ottimo stato di salute con il successivo, molto valido,
"Darkly, Darkly, Venus Aversa", una coppia di dischi che ha ridato ai Cradle la loro giusta posizione nel mondo dell'estremo.
"The Manticore and Other Horrors" è, a mio avviso, un ulteriore tassello che va a confermare il valore di una band che sembra vivere una seconda giovinezza.
Ancora una volta
Dani Filth e soci scelgono una figura femminile e dopo Lilith, affrontano l'argomento Manticora, creatura mitica, che i nostri cari vampiri identificano con la femmina che ammirate in copertina, la quale, con le sue ali fiammanti, pare prendersi gioco, sdegnata, di tutta l'umanità.
Al di là dell'immagine, come sempre curatissima, i
Cradle of Filth ci offrono un album molto diretto, feroce, brutale, che spesso viaggia ad alte velocità senza rinunciare, ovviamente, alla maestosità e pomposità delle orchestrazioni da sempre trademark del gruppo.
"The Manticore and Other Horrors" è, dunque, un disco oscuro, affascinante, che si poggia, essenzialmente, sull'ottimo lavoro di
Paul Allender alle sei corde, sia nelle ritmiche che nei solos, e sulle sinistre armonizzazioni tastieristiche di
Marthus che, in questa occasione, sono davvero il tocco in più che valorizza ogni singolo brano e non l'inutile orpello che, troppo spesso, sono state in passato.
Come detto questo è un disco violento, uno dei più canonicamente black metal mai inciso dagli inglesi e brani come l'iniziale
"The Abhorrent", che tra riff gelidi e melodie magnifiche si candida ad essere uno dei brani migliori mai incisi dai nostri, o
"Huge Onyx Wings Behind Despair", che viaggia come una scheggia impazzita sorretta da riff assassini, lo testimoniano in modo molto efficace ed eloquente, dandoci un saggio delle capacità compositive del già citato Allender qui davvero in stato di grazia.
Come al solito
Dani FIlth, autore di tutto il concept lirico, arrichisce ogni singolo passaggio utilizzando la sua voce secondo un ampio range espressivo, passando da, brevissimi, scream acutissimi, come ai tempi d'oro, fino ad arrivare al growl profondo ed assestandosi spesso su vocalizzi gotico/lussuriosi che conferiscono quell'inconfondibile fascino che i pezzi dei migliori Cradle hanno sempre avuto.
Le atmosfere gotiche, erotiche e lascive sono presenti in questo album, così come le voci femminili e le armonizzazioni eleganti e sinfoniche, ma, per la maggior parte, qui ascolteremo aggressione, riff di scuola death/thrash, tempi di batteria indiavolati e pura e semplice violenza sonora.
E la cosa funziona, funziona davvero alla grande.
Era da tempo che i
Cradle of Filth non incidevano perle come
"For Your Vulgar Delectation", con pariture di chitarra da far scorrere i brividi lungo la schiena, o
"Frost on Her Pillow" e
"Manticore" che si agitano come serpenti velenosi tra accelerazioni micidiali, arrangiamenti di squisita fattura, dissonanze chitarristiche e momenti in cui è l'anima più elegante e gotica a prendere il sopravvento descrivendo melodie bellissime nella loro oscurità avvolgente.
"The Manticore and Other Horrors" è davvero un ritorno coi fiocchi, sia in termini di qualità che di riferimento alla storia di un gruppo che, al di là delle sterili polemiche sul loro essere guasconi e pagliacci, ricopre, giustamente, un ruolo di primissimo piano nel mondo dell'estremo in musica.
Di quale tipo di estremo poi parliamo, lascio a voi giudicarlo.
A noi le etichette importano relativamente e ci preme molto di più la qualità.
E qui ne troverete tanta.
Fidatevi.