Cradle of Filth - The Manticore and Other Horrors

Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2012
Durata:52 min.
Etichetta:Nuclear Blast

Tracklist

  1. THE UNVEILING OF O
  2. THE ABHORRENT
  3. FOR YOUR VULGAR DELECTATION
  4. ILLICITUS
  5. MANTICORE
  6. FROST ON HER PILLOW
  7. HUGE ONYX WINGS BEHIND DESPAIR
  8. PALLID REFLECTION
  9. SIDING WITH THE TITANS
  10. SUCCUMB TO THIS
  11. SINFONIA

Line up

  • Dani Filth: Vocals
  • Paul Allender: Guitars
  • Martin "Marthus" Škaroupka: Drums, Keyboards

Voto medio utenti

Tornano sul mercato discografico i Cradle of Filth con quello che, escludendo EP e raccolte varie, è il loro decimo album di lunga durata che suggella l'attesa di due anni che ci ha separato dal precedente album dei celeberrimi vampiri inglesi.
Il nuovo "The Manticore and Other Horrors" era uno dei dischi più attesi dell'anno vista l'importanza del logo che vedete stampato sull'artwork del lavoro e certamente è uno degli album sui quali, maggiormente, si concentreranno le discussioni che infiammano il nostro amato mondo del metallo.
Inutile negare, infatti, l'importanza che i Cradle of Filth hanno avuto, ed hanno, sulla scena black metal mondiale ed estrema in genere, grazie ad una musica che ha fatto proseliti in tutte le parti mondo ma che ha anche attirato le critiche più feroci verso la band del Suffolk per via del suo atteggiamento spesso buffonesco che ha messo, più volte, in secondo piano le loro, indubbie, capacità artistiche.

Dopo una fase centrale di carriera caratterizzata da dischi che definire mediocri sarebbe riduttivo, i nostri sono stati in grado di ritrovare la retta via con un album molto importante come "Godspeed on the Devil's Thunder" per poi confermare il loro ottimo stato di salute con il successivo, molto valido, "Darkly, Darkly, Venus Aversa", una coppia di dischi che ha ridato ai Cradle la loro giusta posizione nel mondo dell'estremo.
"The Manticore and Other Horrors" è, a mio avviso, un ulteriore tassello che va a confermare il valore di una band che sembra vivere una seconda giovinezza.
Ancora una volta Dani Filth e soci scelgono una figura femminile e dopo Lilith, affrontano l'argomento Manticora, creatura mitica, che i nostri cari vampiri identificano con la femmina che ammirate in copertina, la quale, con le sue ali fiammanti, pare prendersi gioco, sdegnata, di tutta l'umanità.
Al di là dell'immagine, come sempre curatissima, i Cradle of Filth ci offrono un album molto diretto, feroce, brutale, che spesso viaggia ad alte velocità senza rinunciare, ovviamente, alla maestosità e pomposità delle orchestrazioni da sempre trademark del gruppo.
"The Manticore and Other Horrors" è, dunque, un disco oscuro, affascinante, che si poggia, essenzialmente, sull'ottimo lavoro di Paul Allender alle sei corde, sia nelle ritmiche che nei solos, e sulle sinistre armonizzazioni tastieristiche di Marthus che, in questa occasione, sono davvero il tocco in più che valorizza ogni singolo brano e non l'inutile orpello che, troppo spesso, sono state in passato.
Come detto questo è un disco violento, uno dei più canonicamente black metal mai inciso dagli inglesi e brani come l'iniziale "The Abhorrent", che tra riff gelidi e melodie magnifiche si candida ad essere uno dei brani migliori mai incisi dai nostri, o "Huge Onyx Wings Behind Despair", che viaggia come una scheggia impazzita sorretta da riff assassini, lo testimoniano in modo molto efficace ed eloquente, dandoci un saggio delle capacità compositive del già citato Allender qui davvero in stato di grazia.
Come al solito Dani FIlth, autore di tutto il concept lirico, arrichisce ogni singolo passaggio utilizzando la sua voce secondo un ampio range espressivo, passando da, brevissimi, scream acutissimi, come ai tempi d'oro, fino ad arrivare al growl profondo ed assestandosi spesso su vocalizzi gotico/lussuriosi che conferiscono quell'inconfondibile fascino che i pezzi dei migliori Cradle hanno sempre avuto.
Le atmosfere gotiche, erotiche e lascive sono presenti in questo album, così come le voci femminili e le armonizzazioni eleganti e sinfoniche, ma, per la maggior parte, qui ascolteremo aggressione, riff di scuola death/thrash, tempi di batteria indiavolati e pura e semplice violenza sonora.
E la cosa funziona, funziona davvero alla grande.

Era da tempo che i Cradle of Filth non incidevano perle come "For Your Vulgar Delectation", con pariture di chitarra da far scorrere i brividi lungo la schiena, o "Frost on Her Pillow" e "Manticore" che si agitano come serpenti velenosi tra accelerazioni micidiali, arrangiamenti di squisita fattura, dissonanze chitarristiche e momenti in cui è l'anima più elegante e gotica a prendere il sopravvento descrivendo melodie bellissime nella loro oscurità avvolgente.
"The Manticore and Other Horrors" è davvero un ritorno coi fiocchi, sia in termini di qualità che di riferimento alla storia di un gruppo che, al di là delle sterili polemiche sul loro essere guasconi e pagliacci, ricopre, giustamente, un ruolo di primissimo piano nel mondo dell'estremo in musica.
Di quale tipo di estremo poi parliamo, lascio a voi giudicarlo.
A noi le etichette importano relativamente e ci preme molto di più la qualità.
E qui ne troverete tanta.
Fidatevi.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 01 nov 2012 alle 07:52

ma a proposito di the manticore, i manticora lo fanno uscire un disco nuovo?

Inserito il 31 ott 2012 alle 20:27

non è il mio genere,ma ho avuto la sfortuna di vederli dal vivo all'Heineken Jamming Festival qualche anno fa...ma hanno mai pagato il copyright alla Walt Disney per usare Paperino come cantante? *__* se non è il tuo genere (e premetto che anche a me da Midian in poi non piacciono) e tanto più li hai visti live (dove molto del loro bello lo perdono) magari ti consiglio di ascoltarti qualcosa dei loro primi 3-4 dischi che sono dei piccoli capolavori...prima di commentarli così ;-)

Inserito il 31 ott 2012 alle 17:53

A mio avviso sicuramente il migliore da Midian (con cui riesce a rivaleggare tranquillamente, per quel che mi riguarda) in avanti. Pezzi freschi e ispirati, Dani finalmente limita gli acuti che erano diventati davvero troppo presenti negli ultimi due (ben lontani dai fasti canori dei primi 4 lavori) e si esprime su differenti entusiasmanti registri. Molto bello!

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