I
Saratan sono un combo polacco formato da tre elementi e che con
Martya Xwar sigla il terzo lavoro in studio. Trash metal ispirato da gruppi come
Nile,
Slayer e
Celtic Frost. Dopo una intro orientaleggiante i
Saratan aprono le danze e con
Mastema ci introducono nel loro mondo. La proposta musicale non è proprio malvagia, ma credo che il loro incaponirsi nel mantenere per quasi tutto l'album delle atmosfere e dei richiami sonori di stampo orientale, li abbia davvero penalizzati non poco. Ed è un peccato perché i ragazzi di Cracovia non se la cavano male, ma tendono a complicarsi la vita con incastri e forzature che non fanno altro che rendere i brani non fluidi all'ascolto. Tant'è che invece, nel brano
God That Disappears (più asciutto e breve), si intravede quel potenziale a cui accennavo prima. Potenziale, devo dire, perché invece nell'album precedente,
Antireligion, i ragazzi pestavano duro infarcendo il loro trash 80's con una componente core che a me non dispiaceva affatto! Però ora non trovo quasi più quella loro intenzione di voler prendere a bastonate l'ascoltatore. Non fraintendetemi, l'album è cattivo, tirato, e la voce di
Jarek Niemiec è davvero ancora massiccia, ma personalmente credo che la band dovrebbe accantonare definitivamente la sua vena orientaleggiante e andare a riascoltarsi qualche disco dei gruppi a cui dicono di ispirarsi, perchè a volte è nella semplicità che sta la chiave di lettura giusta.
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