Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2022
Durata:35 min.
Etichetta: Awakening Records

Tracklist

  1. CHAMBERS OF PAIN (INTRO)
  2. TRADE RED
  3. DEATH MACHINES
  4. PSYCHOTIC TORMENT
  5. ELECTROCUTION
  6. LETHAL DOSE
  7. IRON LUNGS
  8. MIND CELL
  9. CEREBRAL SLIT

Line up

  • Vasu Chandran: vocals, guitars
  • Faizan Mecci: bass, backing vocals
  • Vivek Prasad: drums

Voto medio utenti

Dopo aver analizzato i loro primi due lavori non potevo certo lasciarmi scappare l’occasione di recensire il nuovo album degli Amorphia, nonostante il promo ci sia stato mandato con qualche mese di ritardo (l’abum è uscito nel 2022). “Lethal dose” è il terzo disco in studio degli indiani, e arriva a due anni esatti dal suo predecessore “Merciless strike”. Se andate a rileggervi le altre mie due recensioni, non faticherete a captare il mio entusiasmo verso la band di Vasu Chandran e Vivek Prasad, e vi anticipo subito che questo nuovo disco conferma quanto di buono ascoltato in precedenza.

E non solo lo conferma, ma è evidente che la band abbia fatto un ulteriore passo in avanti. Se stilisticamente non si discosta da quanto proposto in passato, a livello di songwriting la crescita è palese. Pur se ancora rintracciabili le influenze di Sodom e primissimi Sepultura, il trio indiano ormai riesce a tirar fuori materiale che ha una sua impronta ben definita. La costruzione dei brani è quello sul quale i nostri hanno sempre puntato molto. Pur trattandosi di pezzi per il 90% dei casi assestati su tempi velocissimi, non si parla di un semplice trita-tutto. Durante l’ascolto si percepisce benissimo che i brani sono ben studiati e strutturati, idem per quanto riguarda gli assoli di chitarra. Va da se che questa carta in più riesce a porre gli Amorphia su un gradino più alto rispetto a tante altre giovani band che pensano solo a pestare il più duro possibile, senza concentrarsi più di tanto sulla qualità compositiva.

Sono sempre più contento che piccole scene come questa indiana o quella cilena sfornino nuove band e nuovi album come questi, lontani dal mainstream e dalle mega produzioni plasticose che, diciamocela tutta, hanno davvero rotto… Qualcuno potrebbe eccepire che la registrazione non è perfetta, o che qualche riff è già sentito, ma volete mettere la soddisfazione nell’ascoltare un album sano e genuino come questo rispetto a dischi falsi e piatti da far schifo?
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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